QUAL È L’ORA MIGLIORE PER BERE IL CAFFÈ?
La risposta a una domanda che affligge milioni di caffeinomani nel mondo arriva da Steven Miller, neuroscienziato e ricercatore dell?University of the Health Sciences di Bethesda, Maryland (USA). In un post del suo blog ripreso dal sito di Popular Science, Miller spiega che un?attenta scelta del momento del giorno in cui bere caffè ci tutela dallo sviluppare assuefazione ? e dipendenza ? dalla caffeina (così come evitare di assumere antibiotici per un banale raffreddore ci permetterà di combattere con armi più potenti la prossima seria infezione).
Il nostro ritmo circadiano ? il complesso orologio interno che mantiene l?organismo sincronizzato con i ritmi naturali come il susseguirsi del giorno e della notte ? è regolato da gruppi di neuroni specializzati nella struttura cerebrale dell?ipotalamo. Queste cellule nervose controllano funzioni basilari come l?alternanza di sonno e veglia e il rilascio di cortisolo, un ormone che attiva il nostro sistema di allerta (in altre parole, ci ?tiene svegli?).
Questo meccanismo neurale lavora in stretta comunicazione con le cellule fotosensibili della retina. Tra le 8:00 e le 9:00 del mattino, quando siamo investiti dalla prima luce del giorno, il livello di cortisolo nel sangue raggiunge un picco: è il momento in cui siamo (o almeno dovremmo essere) naturalmente più svegli e assumere caffè a quell?ora rischia di sortire un effetto minore e, anzi, di creare assuefazione.
Meglio farlo nella fascia oraria tra le 9:30 e le 11:30 quando il livello di questo ormone cala fisiologicamente, per prepararsi al picco successivo (che avverrà tra le 12:00 e le 13:00).
CHICCO PER CHICCO ALLA CONQUISTA DEL MONDO
La pianta del caffè cresce nella fascia equatoriale, compresa tra i tropici, dove il clima è umido e la temperatura molto costante.
Se la sua origine si fa risalire alle zone africane dell’Etiopia, oggi è il prodotto simbolo di paesi dell’America Latina come il Brasile e Colombia per la qualità Arabica e dell’Indonesia per la produzione di Robusta.
TRA STORIA E LEGGENDA
Alcuni studiosi affermano che il nome della pianta provenga dal suo luogo d’origine: Kaffa, regione situata nella zona sud-occidentale dell’Etiopia, compresa fra i 1500 e i 2500 metri di altezza sul livello del mare.
Altri, invece, affermano che il nome alla regione fu dato dagli Abissini dopo la conquista, nella seconda metà del XVI secolo.
Questo significherebbe che l’altopiano venne denominato Kaffa quando il caffè era già noto e bevuto in tutto il mondo
Certo che la scoperta del potere eccitante e tonificante delle bacche rosse si perde nella notte dei tempi ed è circondata da numerose leggende. Potrebbe, per esempio, essere caffè quella bevanda amara che, nel libro IV dell’Odissea, Elena aggiunge al vino dei commensali di Menelao “per curare dispiaceri, rancori e memoria dei dolori…” Si potrebbe quindi ipotizzare che il caffè fosse noto non solo in tempi pre-islamici, ma addirittura fin dal periodo pre-cristiano. secondo un racconto yemenita, un pastore un giorno riferì al priore di un monastero dello strano comportamento delle sue capre. I monaci, incuriositi, iniziarono a osservare quegli animali, inconsuetamente vivaci, e notarono la voracità con la quale mangiavano alcune bacche rosse che crescevano su degli arbusti sempreverdi. i frati decisero di raccogliere le bacche per farne un decotto nero e amaro. Iniziarono, così, a farne largo uso per allontanare sonno e stanchezza durante le veglie notturne di preghiera e a considerare quella bevanda un vero e proprio dono di Dio.
Ha carattere divino anche il racconto secondo il quale l’Arcangelo Gabriele scese sulla terra per portare un elisir al profeta Maometto colpito dalla malattia del sonno. La pozione nera fece sì che il profeta recuperasse forza e salute, tanto da disarcionare quaranta cavalieri e soddisfare altrettante donne, dando così inizio alla sua missione terrena nel mondo islamico.
BLUE MOUNTAIN, LUSSO IN TAZZA
Piacere, mito, raro privilegio: il Giamaica Blue Mountain è considerato uno dei migliori caffè al mondo. Offre un’esperienza sensoriale che molti appassionati e curiosi di caffè desiderano fare. Il prezzo per un espresso si può aggirare tra i 4 e i 6 euro. E’ un prodotto da avvicinare lentamente e con attenzione, scoprendone le caratteristiche di aroma e di gusto, meglio se in una sala priva di odori e con un tutor che guidi alla degustazione. La tradizione vuole che sia arrivato in Giamaica nel 1725, inviato dal re Luigi XV di Francia: delle tre piantine ne sopravvisse al viaggio solo una, che fu affidata al governatore sir Nicholas Lawens. Il terreno vulcanico, ricco di nutrienti, e il clima-perlopiù fresco e nebbioso, ma mai freddo- si mostrarono particolarmente favorevoli al suo sviluppo. Nell’area delle Blue Mountain, in una zona tra i 1000 e i 2000 metri delimitata per legge, su una superficie di circa 6000 ettari, oggi si coltiva l’unico caffè che può fregiarsi della denominazione Giamaica Blue Mountain. Il processo di maturazione richiede più di 10 mesi. proprio grazie al lungo processo di maturazione i chicchi di Giamaica Blue Mountain hanno una maggior complessità e concentrazione di sapori. la raccolta avviene tra agosto e settembre, rigorosamente a mano: a intervalli regolari i lavoratori passano tra le piante cogliendo una per una solo le ciliegie giunte alla giusta maturazione. Il caffè verde viene certificato dall’ente di controllo. Il Giamaica Blue Mountain ha un contenuto di caffeina piuttosto basso, l’1,2%: negli arabica varia dallo 0,9 all’1,7%. Veniamo al prodotto in tazza: la crema, spessa, color nocciola, non è molto persistente. Al palato, è gradevolmente acido e dal sentore di cioccolato (da qui la sua fama di caffè “cioccolatoso”). Eccellente l’equilibrio tra i sentori floreali e di miele, di frutta secca e di liquirizia, tabacco, zenzero e tamarindo, insieme a profumi tostati e fruttati. Il gusto è piacevolmente persistente. Un affezionatissimo bevitore di questo caffè a colazione è James Bond. Il suo “creatore”, lo scrittore Ian Fleming, trascorse i suoi ultimi anni in Giamaica. Oltre il 70% della produzione viene spedito in barili di legno. I maggiori consumatori sono i giapponesi: importano l’80% della produzione.
UN CAFFE’ DOLCE PER IL CERVELLO
Chi ha bisogno di dare il massimo in un impegno della mente può bere un caffè con molto zucchero: dopo avere consumato questa bevanda la memoria e l’attenzione migliorano sensibilmente. Lo rivela una ricerca condotta dagli esperti dell’Università di Barcellona, in Spagna, e pubblicata dalla rivista di ricerca medica “Uman Psychopharmacology: Clinical and Expreimental”. Gli scienziati spagnoli hanno studiato le prestazioni del cervello di quattro gruppi di dieci persone ciascuno, misurandone memoria e attenzione dopo avere loro somministrato alcuni alimenti e bevande: ai pazienti del primo gruppo un caffè, a quelli del secondo gruppo un caffè ben zuccherato, a quelli del terzo una zolletta di zucchero e, ai pazienti del quarto gruppo, un po’ d’acqua. I ricercatori hanno così scoperto che le prestazioni della mente migliorano sensibilmente dopo avere bevuto il caffè dolce, mentre la bevanda o lo zucchero da soli non avevano un effetto positivo marcato sul cervello. Soltanto assumendo insieme caffeina e zuccheri, concludono gli esperti, si aiuta davvero la mente.
NON BUTTARE I FONDI DEL CAFFE’ !
In Italia, si stima che ogni anno, ogni cittadino consuma 6 kg di caffè e getta altrettanti fondi di caffè nella spazzatura: ma che errore!!! Sapete quante potenzialità ed utilizzi hanno i fondi di caffè e quale ?tesoro? state buttando via? In un periodo difficile e di crisi come il presente, è davvero uno spreco non sfruttare tutte le possibili alternative e funzionalità che se ne possono ricavare; ecco cosa ne possiamo fare (senza dimenticare il riciclo e l?aiuto all’ambiente che possiamo dare riducendo i rifiuti):
– Per contrastare i cattivi odori, i fondi del caffè sono ottimi per assorbirli: nel frigorifero basta porli in una tazza (da lasciare aperta) e lasciarli esprimere il loro aroma; per gli armadi, riempire dei sacchetti di stoffa asciutti (o dei collant vecchi) con i fondi e riporli all’interno per contrastare l?odore di chiuso. Se si preferisce, è possibile aggiungere qualche goccia di estratto di vaniglia per gli armadi e di olio essenziale alla menta per il congelatore, frigorifero e posacenere
– Per deodorare gli ambienti, mischiare i fondi di caffè con un po? di acqua e cannella e lasciar vaporizzare il profumo a fuoco dolce
– Per i capelli, strofinare i fondi dopo aver fatto lo shampoo e lasciar riposare per 10 minuti, risciacquare poi di nuovo con poco shampoo: previene la forfora, la caduta dei capelli e dona lucentezza alle chioma castane
– Per le mani in cucina, aiutano a togliere l?odore che vi lasciano aglio, cipolla e pesce: strofinare quindi le mani con i fondi e poi insaponarle
– Per il corpo, fare uno scrub mescolando i fondi di caffè con qualche cucchiaino di olio d?oliva: la miscela ottenuta sarà un ottimo esfoliante naturale, nutriente, economico e biologico
– Per le cosce ed i glutei, fare un composto anticellulite miscelando i fondi (finemente triturati) con 1 cucchiaio di bagno schiuma e 1 cucchiaio di acqua tiepida (si può aggiungere anche 1 cucchiaio di argilla verde ventilata): spalmare e massaggiare accuratamente, lasciando poi riposare per 10 minuti. Fare poi una doccia tiepida o fredda. Tutto ciò consente alle particelle della caffeina di penetrare in profondità nella pelle, conferendole un colorito sano, maggiore elasticità e flessibilità
– Per le piante, usare i fondi come concime e fertilizzante, in quanto contengono importanti nutrienti come calcio, azoto, potassio, magnesio e altri vari minerali: è sufficiente mettere il fondo del caffè freddo nel vaso o direttamente sulla terra. Se si preferisce un fertilizzante liquido, aggiungere 2 tazze di fondi di caffè ad un secchio d?acqua, lasciar in infusione e spargere poi sulle piante da giardino e da vaso, soprattutto per nutrire le foglie
– Per allontanare gli insetti, i fondi sono ideali perché essendo acidi, sono dei veri repellenti per le formiche e le lumache: spargerne un po? di polvere nei punti critici della casa, ove solitamente trovate gli insetti, per tenerli lontani. Se si lasciano in un barattolo aperto, invece, gli stessi insetti vi entreranno e rimarranno lì dentro intossicati. Per il giardino, basta spargere i fondi sul perimetro e senza utilizzare pesticidi, lumache e chiocciole vi staranno lontani, senza più rovinarli
– Per lucidare pentole e bicchieri, dopo il normale lavaggio, strofinarle per togliere la patina di minerali (non fatelo con i piatti perché rischiate di colorarli dove vi sono i consueti graffi)
– Per eliminare le macchie sui mobili e sui pavimenti, inumidire un panno, passarlo sui fondi e strofinare poi sulla macchia incriminata: scompare facilmente anche se si tratta di macchie zuccherine date da sciroppi, bibite, etc. Con la polvere di caffè, è possibile anche togliere i graffi chiari sui mobili in legno
– Per colorare i tessuti, i fondi sono ideali perché sono in grado di conferire toni caldi ed effetto invecchiato anche ai filati. Se si aggiunge dell?acqua tiepida, il colore marrone che si ottiene può essere utilizzato anche per lavori di decoupage (al termine, asciugare sempre con phon, spazzolare via la polvere e fissare con stiratura a secco)
– Per accendere il camino, arrotolare dei giornali e cospargerli con la polvere dei fondi (combustibile perfetto); per pulirlo, buttare i fondi bagnati dentro il camino per tenere basse le polveri e pulire così facilmente
– Per pulire gli scarichi di lavandini e water, diluire i fondi con acqua: si prevengono anche i cattivi odori.
E non finisce qui! Grazie a recenti studi, infatti, scienziati spagnoli hanno scoperto che i fondi di caffè sono ricchi di sostanze antiossidanti e potrebbero essere utilizzati per produrre integratori per la salute. La maggiore quantità di antiossidanti si troverebbe nei fondi del caffè preparato con capsule, filtri e l?espresso del bar, meno in quello della moka, ma comunque è di certo che siano una risorsa da sfruttare ancora e non da gettare direttamente nella spazzatura.
IL CAFFE’ E LA SALUTE
Studi e ricerche sul caffe’ si sono susseguiti sempre con maggiore frequenza, fino a raggiungere risultati atti a dimostrare le multiple reazioni che il caffe’ provoca sull’organismo umano.
Nell’ottobre 1970, a Venezia, si e’ tenuto il Primo Simposio Biofarmacologico sul caffe’. L’anno dopo, nell’ottobre 1971 a Firenze, si e’ ripetuto il Secondo Convegno, e nel 1972 a Vietri sul mare un terzo convegno ha integrato e completato l’esposizione delle proprieta’ delle sostanze attive contenute nel caffe’, sancendo chiaramente gli effetti positivi e sfatando i pregiudizi negativi diffusi in passato.
Durante questi convegni, esperti nel campo della Dietologia, della Nutrizione, della Fisiologia Umana hanno precisato l’attivita’ terapeutica del caffe’, bevanda che in una societa’ come la nostra aiuta a sconfiggere lo stress fisico e mentale, caratteristico della nostra epoca.
Dal punto di vista nutritivo il caffe’ non e’ un alimento indispensabile per il nostro organismo. Tuttavia, alcune sostanze in esso contenute provocano effetti benefici negli organi. Naturalmente, come per ogni alimento, e’ necessario non farne abuso e non consumarne una quantita’ smoderata, se non si vogliono ottenere inconvenienti dovuti all’abuso.
L’abitudine a consumarlo quotidianamente non comporta assuefazione anche dopo lunghi periodi. Qui di seguito elenchiamo alcuni degli effetti piu’ frequenti da esso prodotti sul nostro organismo. Il caffe’ infatti, e’ una sostanza cosidetta “nervina”, che agisce, in generale, sui centri nervosi, provocando un senso di benessere generale, spronando ad essere maggiormente vigili ed attivi sul lavoro non solo fisico, ma anche e soprattutto in quello che richiede maggiore prontezza di riflessi.
Tale stimolazione proviene dalla “caffeina”, in combinazione con l’acidocaffettaninnico (miscela di vari acidi tra cui l’acido clorogenico e l’acido caffeico). La caffeina, alcaloide che il Runge scopri’ nel 1820, si trova oltre che nel seme anche nelle foglie della pianta di caffe’, te’, cacao, cola, mate’. Ecco perche’ in alcuni paesi (Isola di Sumatra, ad esempio), si fa uso di decotti del fogliame torrefatto.
Una tazzina di caffe’ contiene circa 5 cg. di caffeina e la sua azione eccitante, che si protrae da una a due ore dopo averla bevuta, agendo sul sistema nervoso cerebro-spinale, provoca un risveglio delle facolta’ mentali, allontana la sonnolenza, la noia, la stanchezza, anche quella psichica, gli stati depressivi, potenzia le capacita’ della memoria, dell’apprendimento, dell’intuizione e della concentrazione, facilita la percezione degli stimoli sensoriali, attenua le cefalee e le emicranie in genere.
Gli effetti positivi della caffeina sull’attivita’ dei centri nervosi superiori e’ stata sperimentata con la tecnica dei riflessi condizionati: somministrata in dosi terapeutiche si e’ osservato che aumenta la rapidita’ dei riflessi condizionati, mentre si riduce il loro periodo di latenza.
La sua azione benefica arriva anche al cuore, percio’ nella farmacoterapia essa e’ stata come cardiotonico. Inoltre, la caffeina potenzia il tono arterioso, senza alterare la pressione, migliorando anche la circolazione delle coronarie. Va tenuto presente che le azioni sul cuore sono del tutto secondarie, e non sono rilevabili nelle dosi usuali di 2 – 3 tazzine. Cio’ vale soprattutto per quelle che possono essere considerate le azioni negative, cioe’ la tachicardia.
Anche i polmoni beneficiano dell’azione stimolante della tazzina di caffe’. In essi si determina un potenziamento della dilatazione dei bronchi, della ventilazione polmonare, che facilitano una migliore respirazione.
A livello della muscolatura dello scheletro il caffe’ potenzia la capacita’ di contrazione muscolare, riduce la stanchezza, migliora il coordinamento dei movimenti e il rendimento sportivo. Per questa sua azione tonica sulla muscolatura il caffe’ e’ indicato per gli sportivi, perche’ allevia la stanchezza, specialmente negli sport di lunga durata, quando maggiormente la fatica si impadronisce del fisico ed i movimenti tendono a farsi pesanti.
Sul gran simpatico stimola i nervi vasomotori e dunque facilita la digestione. Ecco perche’ il caffe’ oltre che bevanda energetica nel risveglio mattutino, e’ utile al pranzo ed alla cena, in quanto agisce sulle pareti dello stomaco, favorendo la secrezione dei succhi gastrici, avviando e migliorando il processo digestivo.
Nel fegato attiva la produzione della bile e la contrazione della cistifellea. Negli intestini coadiuva i movimenti, migliorandone le funzioni. Altri effetti positivi della buona tazza di caffe’ si riflettono sulle reni, dove si ottiene la dilatazione delle arterie renali ed il conseguente potenziamento della diuresi.
Sulle ghiandole endocrine stimola la secrezione delle surrenali (corteccia/cortisone, ecc.; midollare/adrenalina), ed infine stimola la funzione tiroidea ed il metabolismo.
Non e’ da sottovalutare lo scarso valore calorico del caffe’ che, quindi, puo’ essere liberamente consumato senza nuocere nelle diete ipocaloriche.
SALUTE, Il Caffè, la bevanda che fa bene alla vista
MILANO – Il Caffè fa bene alla vista. Sembra infatti che la bevanda importata più di 500 anni fa dall’America non sia solo buona, ma sia un valido alleato contro la cecità da degenerazione retinica a causa di glaucoma, l’invecchiamento e il diabete.
Lo dimostra l’ultimo studio fatto dai ricercatori della Cornell University e pubblicato su Journal of Agricoltural and Food Chemistry ha dimostrato che l’acido clorogenico, un potente antiossidante è in grado di prevenire la degenerazione retinica nei topi.
La qualità principale di quest’acido è il suo elevato potere antiossidante di grande aiuto a combattere i danni dei radicali liberi. Il caffè, se consumato senza esagerare, aiuta a prevenire problemi alla vista, ma anche il morbo di Alzheimer, il diabete, il cancro alla prostata e altre patologie.
Buone notizie per gli smemorati, la caffeina verrà anche in vostro soccorso. E’ stato scoperto che assumerne 200 milligrammi aiuta a ricordare le cose, specialmente quelle imparate da poco. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Neuroscience, mostra che la caffeina intensifica la nostra memoria fino a 24 ore dopo l’assunzione.
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Il caffè è una droga alcaloidea che richiede una lavorazione piuttosto laboriosa e l’ausilio di tecnologie avanzate.
Il caffè viene raccolto dai frutti (bacche o, per alcuni, drupe) a piena maturazione. Da essi vengono estratti i semi, che al momento della raccolta hanno una colorazione giallo verdastra (caffè verde). Dopodiché tali semi vengono depellicolati a secco (facendoli passare attraverso delle insufflazioni di aria calda a bassa percentuale di umidità, che esfoliano i tegumenti esterni) oppure a umido (breve passaggio in acqua per facilitare il sollevamento della pellicola esterna, che anche in questo caso verrà poi definitivamente allontanata da un getto di aria calda e secca). La scelta di queste differenti tipologie viene effettuata in base alle condizioni di raccolta: se i semi vengono raccolti in situazioni climatiche favorevoli (particolarmente umide) allora la depellicolazione avviene a secco e viceversa.
Successivamente i semi passano attraverso una rapida essicazione, necessaria per eliminare gli ultimi residui di acqua che potrebbero alterarne la qualità.
Il caffè depellicolato è chiamato caffè nudo; successivamente, dopo essere stato pre-essiccato, prende il nome di caffè pergamino. In entrambi i casi si tratta di caffè crudo, che verrà successivamente selezionato per essere indirizzato alla decaffeinizzazione o passare direttamente alla torrefazione.
Il caffè può essere decaffeinato secondo diverse modalità: attualmente le strategie più utilizzate sono la decaffeinizzazione ad acqua e quella a CO2 supercritica (più costosa). La prima comporta il passaggio dei chicchi di caffè crudo in vasche di acqua, dove sono presenti filtri a carboni attivi. L’acqua come solvente estrae la caffeina, permettendo di ottenere un caffè estremamente leggero, anche se non del tutto privo di caffeina.
Il processo di decaffeinizzazione ha una duplice funzione, innanzitutto serve per produrre caffè decaffeinato, che ha un certo successo nel mercato, e in secondo luogo per ottenere la caffeina da destinare alla preparazione di prodotti salutistici e farmaceutici
Una volta ottenuto, il caffè, decaffeinato o meno, dev’essere torrefatto. La torrefazione è un processo di cottura dei semi, a temperature di 200-240 °C. Questo processo di cottura conferisce al caffè la classica colorazione bruno nerastra e le caratteristiche organolettiche e morfologiche tipiche della droga. Durante la torrefazione il caffè acquisisce infatti numerose caratteristiche organolettiche, innanzitutto perché gli zuccheri caramellano, dando il colore caratteristico alla droga, in secondo luogo perché si forma il caffeone, che conferisce al seme un aspetto lucido, quasi untuoso. Il caffeone è una miscela di composti terpenici piridinici, in grado di irritare le mucose gastriche, provocando bruciori di stomaco in soggetti particolarmente sensibili. Per questo motivo, se da un lato il caffè è controindicato in chi soffre di irritabilità gastrica, la blanda attività irritativa del caffeone conferisce alla bevanda proprietà eupeptiche (facilitanti la digestione). L’irritazione della mucosa gastrica favorisce infatti la secrezione di acidi e la digestione può essere in qualche modo favorita.
Leggende
Esistono molte leggende sull’origine del caffè.
La più conosciuta dice che un pastore chiamato Kaldi portava a pascolare le capre in Etiopia. Un giorno queste incontrando una pianta di caffè cominciarono a mangiare le bacche e a masticare le foglie. Arrivata la notte le capre anziché dormire si misero a vagabondare con energia e vivacità mai espressa fino ad allora. Vedendo questo il pastore ne individuò la ragione e abbrustolì i semi della pianta mangiati dal suo gregge, poi le macinò e ne fece un’infusione, ottenendo il caffè.
Un’altra leggenda ha come protagonista il profeta Maometto il quale, sentendosi male, ebbe un giorno la visione dell’Arcangelo Gabriele che gli offriva una pozione nera (come la Sacra Pietra della Mecca) creata da Allah, che gli permise di riprendersi e tornare in forze. Esiste anche una leggenda che narra di un incendio in Abissinia di piante selvatiche di caffè che diffuse nell’aria il suo fumo per chilometri e chilometri di distanza.