Il rito del caffè in ufficio migliora la creatività e la produttività: ecco i dati
MILANO – I benefici del rito del caffè nel posto di lavoro sono numerosi. Uno studio di MDPI ha dimostrato che riunirsi in ufficio di fronte a una tazza di caffè può effettivamente migliorare la produttività, il morale e la creatività. Valorizzare i propri dipendenti e creare un ambiente confortevole grazie al rito del caffè potrebbe infatti portare a un aumento generale della produzione e del grado di felicità nel luogo di lavoro. Riportiamo di seguito l’articolo di Andrian Nita per il sito Entrepreneur.
Il rito del caffè in ufficio
MILANO – Non è un segreto che la caffeina sia un popolare stimolante tra i lavoratori. Una tazza di caffè al mattino può aiutare a far partire la giornata per il verso giusto e molte persone si affidano all’espresso per superare le lunghe ore in ufficio.
Mentre alcuni potrebbero vedere il caffè come un modo semplice per rimanere svegli e produttivi, in realtà questa bevanda offre molto di più di quanto possa sembrare.
Negli ultimi anni, la cultura del caffè è diventata per le persone un pretesto per interagire con i propri colleghi e costruire relazioni che vanno oltre il semplice business.
Il rito del caffè si basa principalmente sulle interazioni sociali con i propri colleghi. Questo può includere qualsiasi cosa: dal prendere una tazza di caffè nella sala pausa prima del lavoro al godersi un caffellatte mentre ci si reca in ufficio.
I benefici del caffè
Il rito del caffè al lavoro può coinvolgere pause di intrattenimento più formali in cui i dipendenti hanno l’opportunità di sedersi e parlare con i colleghi in un ambiente rilassato. Questi tipi di pause caffè possono aiutare a stabilire fiducia e comprensione tra i colleghi, il che può essere utile durante i periodi di conflitto.
Quindi, come si può sfruttare il rito del caffè a beneficio del proprio team al lavoro? In primo luogo è importante comprendere l’importanza di fare delle pause durante la giornata lavorativa.
Sebbene molte persone siano tentate di lavorare e ottenere il più possibile in un breve periodo di tempo, questa strategia è in realtà controproducente. Facendo pause frequenti e concedendosi il tempo di ricaricarsi e di entrare in contatto con i propri colleghi si può, infatti, aumentare la propria produttività e creatività.
A differenza delle tradizionali attività di team building, che possono sembrare forzate o imbarazzanti, il rito del caffè è un modo più informale per le persone di riunirsi al di fuori del lavoro e socializzare. In effetti, uno studio di MDPI ha dimostrato che il rito del caffè può effettivamente migliorare la produttività e il morale sul posto di lavoro.
Oltre a fornire una tazza di caffè calda, molte aziende hanno iniziato a offrire vantaggi bonus come pranzi gratuiti e massaggi in loco per attirare i migliori talenti e migliorare la fidelizzazione dei dipendenti. Sebbene questi tipi di offerte abbiano sicuramente i loro vantaggi, il semplice atto di riunire i colleghi di fronte a una tazza di caffè può essere altrettanto potente. Alcuni dei vantaggi chiave che il rito del caffè sul posto di lavoro può fornire includono:
Maggiore creatività e capacità di problem solving
Abbandonando gli ambienti di lavoro tradizionali e consentendo alle persone di socializzare, il rito del caffè può aiutare a stimolare nuove idee e incoraggiare i dipendenti a lavorare insieme in modo più efficace.
Migliore comunicazione tra i membri del team in ufficio
Che si stia facendo brainstorming su nuove idee o collaborando a un nuovo progetto, costruire relazioni con i propri colleghi è essenziale per una comunicazione efficace. Il rito del caffè può aiutare a promuovere una comunicazione aperta fornendo un ambiente rilassato in cui le persone possono interagire tra loro.
Aumento della motivazione e del morale
Quando i dipendenti si sentono parte di una comunità è più probabile che siano coinvolti e motivati sul lavoro. Il rito del caffè può aiutare a creare un senso di cameratismo tra i colleghi e ciò può portare a livelli più elevati di produttività.
Il rito del caffè sul posto di lavoro è più di un semplice modo per rimanere vigili e portare a termine il proprio dovere.
Riunire le persone grazie al caffè può avere un impatto positivo su creatività, comunicazione e motivazione. Se si è alla ricerca di un modo per migliorare il posto di lavoro è possibile prendere in considerazione l’idea di avviare una propria cultura del caffè.
Valorizzare il personale in ufficio
Uno degli aspetti più importanti di un posto di lavoro di successo è assicurarsi la fedeltà dei propri dipendenti. Per mantenere i talenti migliori è importante creare un ambiente che sia divertente e coinvolgente.
La cultura del caffè può aiutare fornendo ai dipendenti un modo per socializzare e connettersi tra loro. Quando le persone si sentono parte di una comunità è più probabile che rimangano.
Secondo un sondaggio condotto da Nespresso:
- Il 65% dei dipendenti si aspetta caffè di alta qualità sul posto di lavoro.
- Il 77% dei dipendenti concorda sull’importanza delle pause caffè mattutine.
- Il 92% dei dipendenti desidera avere uno spazio sociale (spazi caffè/pranzo) in ufficio.
Queste statistiche mostrano che la cultura del caffè è una componente importante della soddisfazione e della fidelizzazione dei dipendenti ed è qualcosa in cui più aziende dovrebbero investire. Se si vuole creare un ottimo posto di lavoro e rendere felici i propri dipendenti è doveroso costruire una propria cultura del caffè.
Man mano che i vantaggi della cultura del caffè diventano sempre più ampiamente riconosciuti, sempre più aziende stanno iniziando ad abbracciare questa tendenza. Da una migliore creatività e comunicazione a una maggiore motivazione e morale: la cultura del caffè può avere un grande impatto positivo sulla propria attività.
Fonte: Comunicaffè
Altro che “tazzulella e caffè”, l’Italia si scopre amante del tè
Con proprietà calmanti ed eccitanti insieme il tè sta conquistando anche anche Paesi amanti del caffè come il nostro e, inaspettatamente, anche i giovani e gli uomini, oltre agli chef stellati. Ecco le nuove tendenze secondo il tea master Emmanuel Juneau-Lafond
MILANO – Altro che “tazzulella e caffè”, l”Italia si scopre amante del tè A Milano, alla boutique Dammann Frères (dammann.fr, piazza XXV Aprile), abbiamo incontrato il Tea Master Emmanuel Jumeau-Lafond che ci ha svelato durante una degustazione guidata alcuni punti chiave della cultura del tè in Europa.
Per chi è praticamente a digiuno di cultura del tè, da quali miscele iniziare?
Se si arriva da una conoscenza base data per esempio dai prodotti della grande distribuzione, consiglio di iniziare con del tè nero, oolong, ovvero semiossidato, o del tè aromatizzato. Questo permette di entrare in contatto con qualcosa che si conosce già e con un gusto facilmente comprensibile.
Il tè bianco o verde, invece sono un po’ più sottili da comprendere e quindi è bene assaggiare questi tè e quelli più costosi, con bouquet raffinati, solo quando il palato è stato educato un po’di più. Inoltre visto che può essere disorientante entrare in una boutique dove si trovano centinaia di tè abbiamo creato nei nostri store degli espositori appositi che accolgono i clienti, che possono scoprire alcune delle miscele concretamente, una per una.
Teina nel tè e caffeina nel caffè, come si differenziano e quali effetti hanno sul nostro organismo?
Prima di tutto: teina e caffeina sono la stessa molecola. Nel tè secco c’è più caffeina che nel caffè, ma dentro la tazza di tè alla fine c’è meno caffeina che in un caffè. Questo avviene semplicemente per un fatto di quantità, visto che per preparare una tazza di tè è sufficiente una quantità minore rispetto al caffè.
La caffeina poi viene subito assimilata dallo stomaco e quindi è molto eccitante, ma nel tè c’è anche la teanina che ha proprietà calmanti che rende il tè meno eccitante. Inoltre nel tè troviamo anche i tannini che rallentano l’assimilazione della teina da parte dell’organismo.
C’è differenza nella quantità di caffeina presente fra i diversi tipi di tè?
No, è molto tenue fra tè nero, verde, oolong, mentre nel tè bianco ce ne è meno perché le foglie non sono lavorate, e la teina rimane all’interno della foglia.
Il tè, quali sono le ultime evoluzioni del mercato?
Il volume di tè consumato negli ultimi 10 anni non è cambiato. E in Francia e in Italia ancora si parla di volumi minori rispetto ai Paesi del Nord, ma quelle che sono cambiate sono la spesa e l’attenzione, che sono aumentate. Il consumatore è passato dalla grande distribuzione alle boutique specializzate e va alla ricerca di prodotti particolari, di qualità, perfino personalizzati.
Inoltre quello che è interessante che molti giovani si sono avvicinati al tè, soprattutto con i tè aromatizzati e che grazie anche alla diffusione delle notizie in rete, grazie a siti e blog, si stanno evolvendo anche verso dei tè classici.
Infine una tendenza interessante è che, pur rimanendo fortissimo il consumo di tè da parte femminile, gli uomini, soprattutto giovani, stanno diventando dei consumatori di tè, ancor prima che di caffè.
Tè e abbinamento con il cibo, come si sta evolvendo questa tendenza?
Nel mercato francese questo “matrimonio” avviene già da molto, abbiamo delle partnership con gli chef del gruppo Accor e Pullman, per sviluppare un abbinamento tra cibo e tè per offrire al consumatore la possibilità di non bere vino durante il pasto.
Per esempio il tè Pu Erh sta benissimo con la cacciagione, funghi, formaggi, proprio come un ottimo vino rosso. Il tè verde Sencha Fukuyu oggi è stato abbinato con una tartare di salmone, zenzero e sale affumicato, il Pu Erh mûr Menghaï Tuo Cha con del Castelmagno DOP o l’affumicato Lapsang Souchong con un pinzimonio di cetriolo, il mondo degli abbinamenti è vastissimo e tutto da sperimentare!
L’idratazione passa anche da un buon caffè
MILANO – Con l’avvicinarsi della stagione calda ritorna l’attenzione alle necessità di una corretta idratazione dell’organismo. E’ noto che conservare un corretto equilibrio idrico è essenziale per la buona salute, e a questo fine l’assunzione di liquidi deve compensare la perdita di fluidi, così da assicurare un’adeguata idratazione dei tessuti corporei.
Accade così che in questa fase dell’anno riemerga il falso mito della correlazione tra consumo di caffè e disidratazione. Facciamo chiarezza: studi condotti fra il 1997 e il 2005 hanno evidenziato che la caffeina consumata ad alte dosi (pari o superiori a 500 mg), eserciterebbe un modesto effetto diuretico, instaurando un meccanismo di tolleranza tale da ridurre il potenziale diuretico.
Su questo tema si è espressa SISA (Società Italiana di Scienza dell’Alimentazione), che precisa: “La maggior parte degli studi disponibili sono stati condotti utilizzando caffeina pura al punto da rendere non confrontabili i dati ottenuti con gli studi che somministrano sui soggetti volontari la bevanda caffè”.
“In particolare – prosegue SISA – uno studio[1] pubblicato nel 2000 ha mostrato l’assenza, in partecipanti abituati alla assunzione di caffeina (circa 3 mg/kg/die), di effetti negativi sullo stato di idratazione, tanto da spingere i ricercatori a pronunciarsi circa l’infondatezza del suggerimento di escludere bevande contenenti caffeina dal fabbisogno quotidiano di liquidi”.
Conclude SISAUn secondo e più recente studio[2] – che ha stimato l’acqua totale corporea attraverso il metodo considerato di elezione, attraverso la tecnica della “doubly labelled water diluito” in bevitori abituali di caffè – ha mostrato con molta chiarezza l’inesistenza del rischio di disidratazione in presenza di normali o modeste assunzioni di caffè da parte di consumatori abituali”
Un altro aspetto particolarmente interessante, del quale negli ultimi anni si sono interessati svariati gruppi di ricerca, riguarda l’assunzione di caffè da parte degli sportivi, potenzialmente più a rischio di disidratazione nello svolgimento abituale di sforzi fisici comportanti un’intensa sudorazione e/o in gare di resistenza, spesso in ambienti caldo-umidi.
Anche in questi casi le conclusioni sono state piuttosto concordi: né la caffeina né il caffè come tale hanno dimostrato di esercitare, durante l’esercizio fisico, un’ influenza negativa sull’equilibrio idrico, sul bilancio idroelettrolitico o sulla termoregolazione. In aggiunta a ciò, le esperienze condotte hanno messo in luce, in occasione della interruzione della assunzione di caffè e thè, evidenti effetti negativi sulle prestazioni.
Anche in estate quindi, un’assunzione moderata, pari a 400 mg di caffeina al giorno (circa 4-5 tazzine di caffè), è sicura nella popolazione adulta, parte di una dieta sana ed equilibrata e di uno stile di vita attivo.
Caffè e sensorialità, il percorso di Coffee and health
– Con aroma si definisce un odore, mentre con gusto si definisce la sensazione percepita dalla lingua e descrive note di salinità, dolcezza, asprezza o amarezza. Il sapore è una combinazione di aroma e gusto.
– Nel caffè molti composti volatili sono associati al sapore, di questi una piccola parte è responsabile dell’aroma del caffè.
– Gli esperti definiscono e descrivono l’aroma e il gusto del caffè creando profili che si differenziano per tipo di chicco, posizione geografica, grado di tostatura e metodo di preparazione.
– Bere caffè è un’esperienza multisensoriale influenzata non solo dal tipo di caffè, dal metodo di preparazione e dall’aggiunta di altre sostanze, ma anche dal contesto, il tipo di tazza incluso.
Introduzione:
Milioni di persone in tutto il mondo bevono caffè e i suoi composti sono stati ampiamente studiati. L’esperienza sensoriale di bere una tazzina di caffè è uno degli aspetti chiave della bevanda e regala aromi, gusti e sapori unici. Il tipo di caffè, il grado di tostatura e il metodo di preparazione influenzano l’esperienza sensoriale del caffè nel suo complesso.
Aroma, gusto e sapore:
Aroma, gusto e sapore sono concetti strettamente legati l’un l’altro, sebbene abbiano definizioni ben distinte. L’aroma è descritto come un odore percepito dal naso, a livello retronasale e dalla parte posteriore della bocca dove la cavità nasale e quella orale si uniscono. Il gusto è la sensazione percepita dalla lingua e descrive note di salinità, dolcezza, asprezza, amarezza o umami. Il sapore è descritto come una combinazione di aroma e gusto.
Gusto e aroma sono strettamente legati e sono entrambi percepiti grazie a quei processi delle aree del sistema limbico che partecipano alle emozioni. L’aroma gioca un ruolo particolare nel rievocare pensieri ed emozioni che nascono da esperienze e ricordi precedenti. Gli esperti di analisi sensoriale descrivono il gusto e l’aroma del caffè in maniera molto dettagliata e riescono a distinguere le diverse origini dei chicchi di caffè, il grado di tostatura e i metodi di preparazione.
Aroma e sapore: composizione del caffè
L’aroma è una delle prime sensazioni che si percepiscono quando si prepara o si beve una tazzina di caffè. Eppure, essendo per lo più costituito da “composti volatili” che evaporano facilmente a temperatura ambiente, l’aroma è anche una delle componenti più variabili dell’esperienza sensoriale.
Sono stati individuati circa 850 composti volatili associati al sapore del caffè. Comunque una piccola quantità di essi (circa 40 composti volatili) con soglie olfattive basse e/o concentrazioni alte contribuisce in maniera sostanziale all’aroma.
I principali composti volatili del caffè includono composti carbonilici, solforati, aliciclici aromatici benzenoidi ed eterociclici. L’aroma del caffè si sprigiona dai diversi composti volatili prodotti durante la tostatura.
L’olio di caffè, che rappresenta circa il 10% nei chicchi di caffè tostati, contiene la maggior parte del sapore.
Per tale motivo i chicchi di caffè verde, o i chicchi prima di essere tostati, hanno un profilo aromatico limitato, spesso descritto con note verdi o di muffa.
Eppure i chicchi verdi contengono un gran numero di precursori inclusi zuccheri, altri carboidrati e composti di azoto, che si trasformano in composti aromatici durante il processo di tostatura.
La tostatura innesca nei chicchi una serie di processi chimici facendo sviluppare composti volatili che contribuiscono al profilo aromatico.
Questi processi comprendono la Reazione di Maillard, o imbrunimento non enzimatico (ottenuta dal calore applicato ai composti contenenti azoto e carboidrati), la degradazione di Strecker (ottenuta dall’interazione fra amminoacidi e un composto carbonilico nell’acqua) e la degradazione di amminoacidi individuali, trigonellina, zucchero, acidi fenolici e lipidi.
Descrittori di aroma e sapore:
Il caffè regala una miscela complessa di diversi sapori che insieme producono una serie di esperienze sensoriali. Il profilo sensoriale di una tazza di caffè varia a seconda di diversi fattori: il tipo e la miscela dei chicchi di caffè, la provenienza geografica, il metodo di tostatura e quello di preparazione.
Al variare di uno di questi aspetti varia l’esperienza sensoriale che si ottiene da una tazzina di caffè nel suo complesso sia durante la preparazione che durante il consumo del caffè stesso.
Gli esperti di analisi sensoriale descrivono profili specifici di aroma e sapore per distinguere i diversi tipi di caffè e di tostature. L’aroma e il gusto sono i fattori determinanti per la scelta del caffè.
I descrittori dell’aroma del caffè includono floreale, noci, affumicato, erbaceo, mentre i descrittori del gusto includono acidità, amarezza, dolcezza, salinità e asprezza.
Il grado di tostatura influenza i profili aromatici. La ricerca ha dimostrato che una tostatura più chiara preserva le note di erba e frutta, mentre una tostatura più scura aumenta gli aromi di affumicato e bruciato e riduce l’acidità.
La ricerca in vitro suggerisce che la produzione di saliva può modificare la percezione dell’aroma con dei risultati differenti a seconda del metodo di preparazione. Inoltre qualcuno suggerisce che dei sorsi più grandi di caffè rilascino un aroma più forte.
Interazioni multisensoriali:
La preparazione e il consumo di caffè regalano un’esperienza multisensoriale che nasce dalla combinazione dei sensi della vista, dell’olfatto, del gusto e del tatto.
L’esperienza è influenzata anche dalla temperatura e dal contesto in cui si consuma il caffè.
Raggiungere tutti i sensi:
L’intera esperienza sensoriale va dal momento della preparazione a quello della fruizione.
Essa inizia dall’aroma che si sprigiona con l’apertura del contenitore, fino agli stimoli visivi durante la preparazione inclusi il colore del caffè e la presenza di crema o schiuma di caffè.
Probabilmente l’esperienza sensoriale di gustare una tazzina di caffè inizia nel momento in cui entrando in un negozio di caffè si sente il suono di una macchina del caffè, e la ricerca suggerisce che quel suono gioca un ruolo fondamentale nel rapporto giornaliero del cliente con i prodotti, spesso influenzandone i processi cognitivi, le emozioni e il comportamento.
Infine, sia l’aroma che il gusto del caffè contribuiscono all’esperienza della degustazione. L’aggiunta di latte o zucchero a una tazza di caffè non solo ne altera il sapore ma può anche modificarne l’aroma, come suggerisce una ricerca secondo cui i livelli di aroma si abbassano con l’aggiunta di altre sostanze.
I ricercatori inoltre suggeriscono che il latte omogeneizzato a ridotto contenuto di grassi, con globuli di grasso proporzionalmente più piccoli, può determinare un gusto e un aroma più intensi in confronto al latte intero.
L’aspetto:
L’aspetto visivo del caffè e il modo in cui viene presentato possono giocare un ruolo importante nell’esperienza multisensoriale e possono influenzare la percezione del gusto.
La ricerca suggerisce che il colore della tazza in cui viene servito può influenzare la percezione del gusto del caffè.
Ad esempio è stato dimostrato che una tazza bianca migliora la valutazione dell’intensità del caffè che è stato descritto come meno dolce rispetto al caffè servito in una tazza trasparente o blu.
Un altro studio sull’arte del latte ha rivelato che una forma angolare, rispetto a una forma rotonda, influenza le aspettative della gente riguardo la piacevolezza, l’amarezza e la qualità della bevanda.
L’aumento della consistenza del caffè è stato associato a una riduzione del sapore e dell’aroma del caffè stesso.
Effetti fisiologici dell’aroma:
Prove aneddotiche suggeriscono che la percezione dell’aroma del caffè può avere un impatto sulla concentrazione, sebbene siano necessarie ulteriori ricerche che lo confermino. La ricerca suggerisce comunque che l’aroma può scatenare emozioni ed evocare ricordi. Le ricerche condotte sugli animali suggeriscono che l’aroma dei chicchi di caffè tostati può avere un effetto rilassante sugli animali privati del sonno, ma questo deve ancora essere confermato negli esseri umani.
Emicrania e caffè: un rimedio antico con solide basi scientifiche
MILANO – Un caffè contro l’emicrania: questo antico rimedio della nonna potrebbe avere solide basi scientifiche. Alle sue radici ci sarebbe infatti all’azione vasocostrittrice, lievemente analgesica, esercitata dal caffè sui vasi sanguigni. Le ricerche sui fattori di rischio per l’emicrania continuano a fornire prove a sostegno della teoria secondo cui i vasi sanguigni cerebrali sarebbero da includere fra gli elementi che entrano in gioco nella genesi di questa forma di mal di testa.
L’ultima in ordine di tempo è stata pubblicata da un consorzio internazionale di ricercatori sulle pagine di Nature Genetics. La ricerca ha portato all’individuazione di almeno 30 nuovi fattori di rischio genetico per l’emicrania. Nove dei quali corrispondono a geni precedentemente coinvolti in alcune patologie vascolari e altri 4 nella regolazione del tono vascolare.
La nuova ricerca ha previsto di combinare i dati provenienti da 22 studi di genomica, per un totale di 375 mila partecipanti di origine europea, americana e australiana, fra cui 60 mila persone affette da emicrania.
Sono state così individuate 38 regioni del genoma associate alla presenza di questa forma di mal di testa. Nella maggior parte dei casi al loro interno sono presenti geni già noti agli scienziati. Solo 10 erano già state associate in passato al rischio di emicrania. “Sono state scoperte decine di nuovi fattori di rischio”. Sottolinea Aarno Palotie, l’esperto a capo del consorzio che ha condotto il nuovo studio. Precisando che ciascuno di questi fattori contribuisce all’aumento del rischio solo in piccola parte.
Secondo John-Anker Zwart, esperto dell’Ospedale Universitario di Oslo coinvolto nella ricerca, l’individuazione di questi fattori di rischio genetico rappresenta “il primo passo concreto verso lo sviluppo di trattamenti personalizzati basati su prove scientifiche” contro l’emicrania.
Un disturbo debilitante che colpisce circa un settimo della popolazione mondiale. I meccanismi sono però ancora poco conosciuti, con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di messa a punto di terapie efficaci.
Sottogruppi
“In futuro – auspica Zwart – speriamo che queste informazioni possano essere utilizzate per dividere i pazienti in diversi gruppi di suscettibilità genetica per studi clinici sui farmaci, in modo da aumentare la possibilità di identificare il miglior trattamento specifico per ciascun sottogruppo”.
Raddoppia l’export di caffè torrefatto italiano
I primi a occuparsi di analisi sensoriale del caffè in tazza e a formare specialisti in tutto il mondo sono stati i fondatori dell’Istituto internazionale assaggiatori del caffè di Brescia: hanno patentato più di 9000 iscritti, provenienti da oltre 40 paesi diversi. Punto di riferimento per baristi, aziende e torrefattori, dal 1993 l’ istituto ha sviluppato un preciso metodo di assaggio per l’ Espresso, creando corsi ad hoc per la certificazione degli operatori che lavorano nei bar. Ha anche avviato Master in analisi sensoriale e scienza del caffè, fornendo agli iscritti quell’ insieme di tecniche e procedimenti per misurare attraverso i sensi quanto viene percepito.
I segreti del caffè in 25 ml
Sulla qualità e la preparazione dell’eccellenza made in Italy vigila l’ Istituto nazionale Espresso italiano . A un perfetto assaggiatore bastano 25 millilitri di caffè in una tazzina per spingersi in valutazioni dettagliate, passando dalla tessitura alla tostatura dei chicchi (roasting), rilevando in un sorso note di cacao, di frutta, di cioccolato, di vaniglia o di pan tostato: è possibile individuare fino 40 elementi diversi. E sviluppare così le informazioni raccolte, rilevando i profili di monorigini e miscele, con riferimenti anche alla geografia e alla filiera di produzione.
L’Istituto internazionale degli assaggiatori forma specialisti nel mondo
L’ Iiac conta trentuno le filiali all’estero, di cui alcune in Asia (Tokio, Seul, Taiwan): “Queste aree trainano oggi tutto il mercato del caffè, e sono quelle in cui si moltiplicano i canali di distribuzione del prodotto”, spiega Carlo Odello, consigliere di amministrazione dell’ istituto. E’ in partenza per la Thailandia dove, in 4 giorni, formerà i dipendenti di un’ azienda che distribuisce macchinari per la preparazione del caffé. Nel 2016 gli specialisti dell’ Istituto internazionale bresciano saranno in Vermont, su invito della prestigiosa Specialty coffee association of America, per dare lezioni di Espresso italiano. Del resto negli Stati Uniti 103 milioni di persone bevono caffè ogni giorno.
Consumatori esigenti e responsabili
Il boom dell’intero comparto è determinato anche da una domanda sempre più sofisticata e dalla maggiore consapevolezza dei consumatori, interessati alla provenienza, alla lavorazione, alla torrefazione e alla macinatura dell’Espresso italiano. In Italia sono coinvolte nel settore, a livello produttivo, 700 aziende e oltre 7.000 gli addetti. E’ di circa 3,4mld di euro il valore complessivo della produzione: quasi la metà si riferisce all’esportazione. Siamo il terzo Paese nel mondo per l’importazione di caffè verde (dietro a Usa e Germania) e il secondo in Europa (dopo la Germania) sia per i volumi totali di produzione sia per quelli di esportazione e consumo di caffè torrefatto. Nel retail il mercato è concentrato intorno ai leader nazionali, Lavazza, Nestlé/Nescafé/Nespresso, Mondelez Italia, Kimbo, Segafredo Zanetti, Illy.
Cresce l’import dall’Indonesia
Quattro quinti delle nostre importazioni provengono da Brasile, Vietnam, India, Indonesia e Uganda. Nell’ultimo anno c’è stato un consistente incremento dall’Indonesia, che ha ottenuto quote di mercato mai raggiunte prima e consolida la sua posizione di quarto principale fornitore del nostro mercato, come riportato in un’analisi di Marco Emanuele Muraca, contenuta nell’ultimo Annuario Coffitalia.
L’export del caffè torrefatto italiano raddoppia
Le esportazioni di caffé torrefatto crescono del 10%: negli ultimi 10 anni sono più che raddoppiatate. Rappresentano il vero volano di crescita dell’industria italiana del caffè. I Paesi comunitari assorbono più del 70% (Francia, Germania e Austria), il resto a Stati Uniti, Australia e Federazione Russa. Recente lo sbocco su Europa Orientale, Emirati Arabi Uniti e in Cina, paesi tradizionalmente non abituati alla bevanda nera.
In Finlandia i consumi maggiori
Sui mercati mondiali il caffè pesa come il petrolio e l’acciaio. L’economia di molti paesi (Brasile, Vietnam, Colombia, Indonesia, Etiopia) dipende interamente dalle esportazioni dell’oro verde. La produzione complessiva è di 6,8 milioni di tonnellate, 115 milioni di sacchi, di cui tra i 77 e i 92 milioni destinati all’esportazione. Quasi il 70% della produzione è costituita dalla qualità Arabica, mentre la Robusta rappresenta il 30%. I consumi mondiali pro-capite superano di poco i 4 kg annui, ma arrivano a 5,20 in alcune aree d’Europa. La Germania sfiora gli 8 kg , mentre il Portogallo si ferma a 2,37 kg. In Finlandia numeri più alti: con 11,4 kg a testa risulta la nazione che registra i maggiori consumi.
COFFEE MENU’
Lucaffè ha creato la carta dei caffè, una proposta di miscele e monorigini pregiate per conferire gusti, sapori e aromi diversi e inimitabili.
Questi caffè sono racchiusi in cialde ecologiche per consentire al ristoratore di proporre una carta dei caffè di qualità senza la necessità di utilizzare macinini.
Andiamole a vedere una per una:
– Jamaica Blue Mountain –
Questo caffè è il più pregiato del mondo. I suoi chicchi prima di essere tostati sono di colore verdeazzurro e trasportati in piccoli barili di legno. Viene prodotto a 2000 m. nell?isola di Giamaica. Il suo equilibrio è perfetto, sia nel corpo, sia nell?aroma, nel profumo e nell?acidità.
Il gusto persistente si sviluppa nel palato.
Il caffè Jamaica Blue Mountain è la illustre varietà di caffè gourmet del mondo.
Jamaica Blue Mountain da piantagioni coltivate su terreno vulcanico fino ia duemila metri d?altitudine. I preziosi chicchi del caffè Jamaica Blue Mountain di colore verde-azzurro sono conservati nei tradizionali barili di legno di quercia, proprio come i pregiati rum dei Caraibi.
Nella degustazione di questo eccezionale caffè liquoroso troviamo tracce che ricordano proprio il rum, ma anche note di vaniglia, mandorle, pistacchi e sentori di tabacco e cioccolato.
Insuperabile per completezza e equilibrio degli aromi.
– Colombia –
Caffè di qualità arabica, Gusto dolce tendente al cioccolatoso, corpo medio, profumo straordinario, acidità abbastanza intensa tipica del centro America, fanno di questo caffè uno dei componenti più usati nelle miscele di caffè più pregiate per espresso.
Caffè di qualità arabica, di cui la Colombia è il secondo produttore mondiale. Gusto dolce tendente al cioccolatoso, corpo medio, profumo straordinario, acidità abbastanza intensa tipica del centro America, fanno di questo caffè uno dei componenti più usati nelle miscele di caffè più pregiate per espresso.
La Colombia è il secondo produttore di caffè Arabica al mondo, con una produzione mondiale di circa 8 milioni di sacchi.
La Colombia ha 2 raccolti quello principale che va da Aprile a Giugno e quello secondario che va Ottobre a Gennaio.
Tutto il caffè colombiano è caratterizzato da un colore verdastro, da un sapore tendente al mandorlato con un aroma deciso, corpo ricco e acidità medio alta.
– Blucaffè –
Questa miscela racchiude il massimo della passione, del gusto e dei segreti di Gian Luca Venturelli e del suo team. L?espresso per noi, oltre che un piacere, deve creare un?emozione e un buon ricordo, da riprovare ogni volta che si desidera.
– 100% Arabica –
Miscela di caffè arabica proveniente dal sud America, dall?Asia ed una piccola percentuale dal centro Africa. Probabilmente nessuna arabica bevuta singolarmente può dare gli stessi risultati. Corpo medio, gusto dolce, aroma molto gradevole che a volte ricorda il pane appena sfornato. Appena macinato il profumo è inebriante.
– Miscela Classica Lucaffè –
Questa qualità consigliata per chi ama l?espresso nel meglio delle sue caratteristiche, è una miscela di eccellenti caffè arabica con una piccolissima aggiunta di invidiabili qualità di robusta.
Gusto dolce, corpo generoso e morbido, crema mediamente densa, aroma eccellente. Dopo averlo bevuto oltre a sentirsi meglio sarete appagati per aver bevuto un buon caffè.
– Pulcinella – Pulcinella Energy Coffee
Grazie ad un particolare innesto tra pregiate piante di caffè è nato Pulcinella, un caffè energizzante ricco di caffeina, ma che conserva delle spiccate note cioccolatose.
Un vero e proprio energy coffee 100% naturale, ideale per chi vuole affrontare la giornata con una carica in più
Exquisit
Il nome stesso del prodotto descrive appieno le sue caratteristiche: una miscela tra eccellenze di caffè arabica e una piccola percentuale delle migliori robuste, che rende il caffè dolce e delicato. Una tenztazione a cui abbandonarsi ogni giorno.
– Caffè Verde – Green coffee
Dopo accurate prove, Lucaffè è riuscito a produrre questa cialda di caffè verde in percentuale quasi del 25% (il caffè non tostato risulta di per sé particolarmente astringente e non tutti sarebbero in grado di apprezzarlo).
Il caffè verde contiene preziosi elementi, come l?acido cl0rogenico, l?acido tannico, l?acido felurico (potenti antiossidanti) vitamine, minerali e polifenoli
I 4 i principali benefici legati all’assunzione del caffè verde sono:
– Metabolismo dei grassi:
– Controllo della Glicemia:
– Azione Antiossidante
– Azione Antinfiammatoria.
Studi scientifici hanno dimostrato che dopo ogni consumo la pressione sistolica del sangue e l?elasticità arteriale si erano ridotte sensibilmente, senza alcun cambiamento nel consumo energetico. Questi risultati suggeriscono che il caffè verde possa giocare un ruolo benefico nel ridurre i fattori di rischio cardiovascolare. Insomma un caffè che finalmente fa bene alla salute..
Il caffè verde contiene preziosi elementi, come l?acido clarogenico, l?acido quinico, le vitamine minerali e i polifenoli. Soprattutto questi ultimi, i polifenoli, sono importanti nel nostro organismo in quanto, una volta assimilati, interagiscono con la nostra biochimica attivando e regolando numerosi aspetti funzionali, che includono anche il sistema cardiovascolare.
– Decaffeinato 100% Arabica –
Miscela di caffè arabica decaffeinata, attraverso un processo assolutamente naturale, delle qualità più dolci e cremose per dare la soddisfazione di bere un ottimo espresso senza avere gli effetti indesiderati della caffeina.
Gusto molto dolce, corpo pieno, ottima crema, aroma molto piacevole.
– Nocciola –
Miscela selezionata di caffè aromatizzao alla nocciola
Differenza tra le cialde da caffè Lucaffé e le capsule
LA MATERIA
– la capsula è un involucro di plastica o di alluminio.
– La cialda da caffè invece è un involucro di carta ed è costituita di cellulosa, quindi non è nociva.
LA PRODUZIONE
– le capsule contengono il caffè all?interno di un packaging di plastica o alluminio
– le cialde da caffè sono confezionate in atmosfera protettiva con carta bio.
IMPATTO AMBIENTALE
– le capsule non sono reciclabili perchè sono bi-compomenti tra alluminio e caffè
– le cialde da caffè per caffè sono composte da due fogli di carta e quindi possono essere composte nell?umido.
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Il caffè non cambia il ritmo del cuore e lo protegge
MILANO – Smentita una delle più diffuse credenze sul caffè: non porta a battiti cardiaci «extra», garantiscono i ricercatori dell’Università della California a San Francisco (Usa).
Lo studio, che si è concentrato sul consumo costante di prodotti contenenti caffeina per un periodo di 12 mesi, e non sul consumo acuto, cioè concentrato in un determinato momento, appare sul Journal of American Heart Association.
È il più grande fino a oggi ad aver messo in correlazione le abitudini alimentari con il tasso di questo disturbo cardiaco. Eccessive contrazioni atriali premature (Pac) – ricordano gli esperti – hanno dimostrato di provocare fibrillazione atriale, ictus e morte, mentre eccessive contrazioni ventricolari premature (Pvc) possono portare a un aumento dell’insufficienza cardiaca, a malattia coronarica, con conseguenze anche qui mortali.
Entrambe le anomalie sono state legate al consumo di caffeina attraverso studi e sperimentazioni, ma questi studi sono stati effettuati diversi decenni fa e non consideravano i disturbi in question come outcome primario.
C’è infatti una recente e crescente evidenza che indica potenziali benefici cardiovascolari di diversi prodotti contenenti caffeina, come appunto caffè, cioccolato e tè. Ma l’incertezza clinica porta ancora oggi a sconsigliarne l’abuso, per evitare presunti problemi cardiaci, evidenziano gli autori.
Nel loro studio, hanno analizzato 1.388 partecipanti selezionati in modo casuale dal database Cardiovascular Health Study. Sono state valutate le abitudini alimentari di base ed è stato eseguito un monitoraggio elettrocardiografico ambulatoriale.
Fra i partecipanti, 840 (il 61%) consumavano più di un prodotto contenente caffeina al giorno.
I ricercatori non hanno trovato differenze nel numero di Pac o Pvc collegabili ai livelli di consumo di caffè, tè e cioccolato in questo gruppo, e nemmeno in chi sceglieva più di frequente questi prodotti c’era un’associazione con battiti cardiaci extra.
«Le raccomandazioni cliniche contro il consumo regolare di prodotti contenenti caffeina per prevenire disturbi del ritmo cardiaco dovrebbero essere riconsiderate, dato che potremmo aver scoraggiato senza motivo il consumo di alimenti come il cioccolato, il caffè e il tè, che invece potrebbero avere benefici cardiovascolari», ha sottolineato l’autore senior del lavoro, Gregory Marcus.
La terza onda: il gusto del caffè non sarà più quello di prima?
«Ci prendiamo un caffè al volo?». Quante volte abbiamo scambiato questa frase con colleghi e amici? Per il nostro modo di intendere il caffè, il fatto di bersi una tazzina al bancone in una manciata di secondi è del tutto normale.
Ma esiste un mondo di amanti del caffè per cui una domanda del genere suonerebbe a dir poco strana.
È il popolo della cosiddetta third wave of coffee, letteralmente la ?terza ondata del caffè?, un fenomeno che fa della scura bevanda fumante la protagonista di un?esperienza sensoriale, da vivere con calma e, soprattutto, da valorizzare in tutti i passaggi che portano il chicco di caffè dalla pianta alla tazza.
La third wave of coffee nasce all?inizio del nuovo millennio nei paesi anglosassoni e scandinavi, per arrivare, con l?onda lunga caratteristica di ogni rivoluzione, nelle cucine della Casa Bianca, nei locali hipster di Berlino e nelle carte dei secessionisti caffè viennesi.
Su di essa sono stati scritti articoli, girati documentari e servizi in tv, e oggi l?ondata è arrivata ad affacciarsi timidamente anche nel paese che si considera la patria del buon caffè. L?Italia, appunto.
CHE COS?È E COME NASCE
Una definizione che ben racconta questo nuovo modo di intendere il caffè è riportata sul sito Il caffè espresso italiano:
«I chicchi provengono da fattorie invece che da nazioni, la tostatura serve a tirar fuori i migliori aromi più che a carbonizzare i peggiori e ogni tazzina ha un sapore pulito, duro e puro».
Il termine third wave of coffee fu coniato nel 2002 da Trish Rothgeb, un tostatore norvegese che lo utilizzò in una newsletter destinata all?associazione Speciality Coffee Association of America.
Il termine è nato dalla convinzione che i consumatori di caffè nel Nord Europa e nei paesi anglosassoni siano passati attraverso diverse fasi di approccio alla bevanda.
La prima ondata, caratterizzata da una scarsa attenzione alla qualità, è stata quella dominata dai prodotti solubili: il caffè era un bene di prima necessità, buono per espletare soprattutto la funzione di sveglia mattutina.
Le abitudini dei consumatori sono cambiate con l?avvento delle catene di caffetterie ? Starbucks in primis ? che hanno trasformato l?assunzione di caffè in un?occasione di condivisione: la caffetteria diventa un luogo di incontro, dove si trascorre il tempo libero e anche quello lavorativo, con il caffè come contorno. È la seconda ondata.
Per quanto riguarda la terza ondata, invece, ci troviamo di fronte alla ricerca di un caffè che potremmo definire artigianale sotto ogni punto di vista.
Una rivoluzione che va a investire il sistema caffè in maniera totale, dal produttore al consumatore finale. Tutti i passaggi della filiera sono importanti, a partire dal terroir della zona di produzione fino alla scelta della varietà e dell?eventuale blend, che condiziona a sua volta la tostatura e la preparazione finale.
In questo processo, diventa fondamentale il ruolo delle microroasteries, le torrefazioni che selezionano direttamente i chicchi e si appoggiano alla propria caffetteria, solitamente collegata all?attività.
Cambiano i macchinari e le modalità in cui il caffè viene proposto a un pubblico disposto a pagare un prodotto che racconti una storia. La differenza sta anche nel gusto, diverso a seconda del metodo di estrazione scelto: dal classico espresso fino a modalità nuove o rispolverate dal passato, come chemex, un filtro in vetro e legno in cui il caffè viene estratto per percolazione, french press e syphon.
LA VIA ITALIANA
Sul tema caffè l?Italia è un paese difficile (siamo tutti grandi esperti, no?), come dimostra il polverone mediatico sollevato al solo annuncio dello sbarco di Starbucks a Milano, poi non avvenuto.
Il caffè della third wave è frutto di una scelta consapevole
Ci sono due principali resistenze al nuovo approccio, strettamente collegate. La prima è di natura sociale, e risiede nel fatto che l?assunzione di caffè risponde a precise regole non codificate. Il caffè si beve alla mattina per svegliarsi, al bar per una pausa, dopo pranzo e talvolta anche dopo cena.
In tutte queste occasioni si tratta di un gesto automatico e la miscela è quasi sempre la stessa. Il caffè della third wave è invece il frutto di una scelta consapevole, come la decisione di stappare una determinata bottiglia di vino in una determinata occasione o in abbinamento a una portata e/o a un piatto specifico.
La seconda resistenza è di natura culturale. Nonostante il tessuto capillare di torrefazioni e microtorrefazioni presenti nel nostro paese (ce ne sono circa 800), solitamente rimaniamo legati al caffè che abbiamo sempre consumato, senza sentire il bisogno di sperimentare prodotti diversi. Pur essendo forti consumatori, la conoscenza del mondo del caffè è paradossalmente molto poco diffusa.
Se da un lato stimolare la conoscenza del settore cavalcando la third wave potrebbe portare vantaggi alle torrefazioni locali, dall?altro offrirebbe ai consumatori la possibilità di riappropriarsi di un gesto di natura culturale.
L?atmosfera di condivisione e piacevolezza tipica dei bar italiani ? che d?altro canto aveva ispirato proprio la nascita di Starbucks ? oggi è difficile da assaporare a causa della frenesia che caratterizza le nostre vite. La third wave of coffee potrebbe diventare lo spunto per sperimentare un vecchio-nuovo modo di rilassarsi, di stare insieme, o semplicemente di passare il tempo