CHICCO PER CHICCO ALLA CONQUISTA DEL MONDO
La pianta del caffè cresce nella fascia equatoriale, compresa tra i tropici, dove il clima è umido e la temperatura molto costante.
Se la sua origine si fa risalire alle zone africane dell’Etiopia, oggi è il prodotto simbolo di paesi dell’America Latina come il Brasile e Colombia per la qualità Arabica e dell’Indonesia per la produzione di Robusta.
TRA STORIA E LEGGENDA
Alcuni studiosi affermano che il nome della pianta provenga dal suo luogo d’origine: Kaffa, regione situata nella zona sud-occidentale dell’Etiopia, compresa fra i 1500 e i 2500 metri di altezza sul livello del mare.
Altri, invece, affermano che il nome alla regione fu dato dagli Abissini dopo la conquista, nella seconda metà del XVI secolo.
Questo significherebbe che l’altopiano venne denominato Kaffa quando il caffè era già noto e bevuto in tutto il mondo
Certo che la scoperta del potere eccitante e tonificante delle bacche rosse si perde nella notte dei tempi ed è circondata da numerose leggende. Potrebbe, per esempio, essere caffè quella bevanda amara che, nel libro IV dell’Odissea, Elena aggiunge al vino dei commensali di Menelao “per curare dispiaceri, rancori e memoria dei dolori…” Si potrebbe quindi ipotizzare che il caffè fosse noto non solo in tempi pre-islamici, ma addirittura fin dal periodo pre-cristiano. secondo un racconto yemenita, un pastore un giorno riferì al priore di un monastero dello strano comportamento delle sue capre. I monaci, incuriositi, iniziarono a osservare quegli animali, inconsuetamente vivaci, e notarono la voracità con la quale mangiavano alcune bacche rosse che crescevano su degli arbusti sempreverdi. i frati decisero di raccogliere le bacche per farne un decotto nero e amaro. Iniziarono, così, a farne largo uso per allontanare sonno e stanchezza durante le veglie notturne di preghiera e a considerare quella bevanda un vero e proprio dono di Dio.
Ha carattere divino anche il racconto secondo il quale l’Arcangelo Gabriele scese sulla terra per portare un elisir al profeta Maometto colpito dalla malattia del sonno. La pozione nera fece sì che il profeta recuperasse forza e salute, tanto da disarcionare quaranta cavalieri e soddisfare altrettante donne, dando così inizio alla sua missione terrena nel mondo islamico.
LA STORIA
La lunga storia del caffè si può provare a sintetizzare in tre periodi.
Il primo è quello che si sviluppa tra mito e leggenda ed è caratterizzata dalla scoperta del caffè e dall’osservazione degli effetti di questa bacca sugli animali e sugli uomini.
Il secondo periodo segna la conquista del mondo da parte del caffè, diventando oggetto di benevolenze e forti ostilità, che creeranno anche una serie di preconcetti sulla bevanda, spesso ancora difficili da eliminare.
Il terzo periodo, infine, è contraddistinto dalla ricerca scientifica, con numerosi esperimenti realizzati per fare luce sui reali effetti della caffeina.
Una bevanda che ha seguito l’evoluzione dell’uomo, le sue grandi migrazioni, le importazioni di materia prima, le diverse consuetudini di vita.
dal cinema alla letteratura, la tazzina è sempre stata protagonista di mille avventure, presente dove c’erano grandi uomini, ideali e sogni.
IL CAFFE’ E I CINQUE SENSI
Dentro una eccellente tazza di caffè espresso si trovano interi mondi: basta un pò di concentrazione per scoprirli. Degustare, infatti, significa gustare con consapevolezza, integrando piacere sensoriale e godimento intellettuale.
Significa intercettare le sfumature dell’aroma e del gusto, viaggiando con memoria e fantasia.
OLFATTO
Una prima ondata di aromi si sprigiona quando il caffè è attorno agli 80° e viene mescolato per permettere che il profumo, superando lo strato di crema, si diffonda nell’aria. Sono note fresche e leggere di fiori e frutti, dal gelsomino alla mandorla.
Una seconda ondata arriva dopo l’assaggio, quando la percezione retronasale restituisce aromi più decisi come il burro, il pane appena sfornato, il cioccolato. È ciò che nel linguaggio quotidiano chiamiamo “sapore”.
GUSTO
Siamo attorno ai 65°, la temperatura ideale per assaggiare.
È meglio non alterare il gusto con l’aggiunta di zucchero.
Un espresso perfetto ha già il giusto equilibrio di note dolci, amare e acide.
Basta un piccolissimo sorso per apprezzarne la pienezza.
TATTO
Insieme all’aroma, è il “corpo” a distinguere l’espresso da ogni altra preparazione e ad offrire una sensazione piacevole di cremosità e morbidezza, vellutata e carezzevole.
UDITO
Un ottimo espresso spesso viene accostato, per metafora, a un brano musicale, composto di… note aromatiche.
Concentrandosi sulla sensazione interiore dell’armonia, la si può anche sentire e ascoltare: ciascuno scoprirà il proprio tono.
VISTA
Un espresso perfetto si riconosce al primo sguardo.
La tazzina di porcellana bianca incornicia la crema: una trama sottile nei toni del nocciola, percorsa da leggere striature rossastre.
Se la crema è marrone scuro, con un bottone bianco o un buco nero al centro, c’è qualcosa di troppo: il tempo di estrazione troppo lungo, la macinazione troppo fine, oppure temperatura e pressione sono troppo alte.
Se la crema è chiara e inconsistente, è il contrario.
Fonte:http://www.illy.com/wps/wcm/connect/it/caffe/degustazione-caffe
CAFFE’ VERDE – Proprietà
LE PRINCIPALI DIFFERENZE CON IL CAFFE’ CLASSICO.
Il caffè verde crudo, ossia non torrefatto, non possiede il caratteristico colore marrone scuro ma è verde, così come sono i semi al naturale.
Il colore non è però l’unica differenza tra il classico caffè, presente quotidianamente nella nostra dieta, e il caffè verde; il processo di torrefazione , infatti, modifica molte proprietà del seme.
Prima differenza tra tutte è sicuramente la quantità (ma anche la “qualità”) di caffeina contenuta, minore rispetto al caffè tostato, così come è anche diversa la forma in cui questa caffeina si presenta: nel caffè verde, infatti, la caffeina non è libera, bensi legata all’acido clorogenico (un potente antiossidante) con cui forma il clorogenato, da questa caratteristica chimica ne deriva un assorbimento molto più lento da parte delle mucose e un tempo di permanenza nel flusso ematico molto più lungo.
In pratica, assumendo una tazzina di caffè classico, il picco ematico del valore di caffeina si raggiunge in circa mezz’ora e tale quantità viene eliminata in tempi brevi, assumendo invece il caffè verde, l’assorbimento è molto più lento, quindi non si raggiungono picchi ematici molto elevati di caffeina (che però rimane in circolo per molto più tempo e ciò si traduce in un’azione della caffeina che dura più a lungo).
Un’altra differenza è la quantità di polifenoli contenuta nei semi crudi che risulta maggiore rispetto a quella contenuta nel caffè torrefatto, in quanto il processo di tostatura provoca una diminuzione di questi principi attivi, soprattutto dell’acido tannico e dell’acido felurico. Lo stesso discorso vale anche per le vitamine (in prevalenza vitamine del gruppo B) e i sali minerali, che risultano presenti in maggiori quantità nel caffè verde.
Ultima differenza, ma non per importanza, è il pH ossia il valore di acidità/basicità di un alimento: il caffè verde non lavorato ha un valore di pH intorno a 5 mentre il pH del caffè tostato oscilla tra i 3 e 3,5, di conseguenza il valore del caffè verde è molto più vicino alla neutralità (che equivale a 7), e da ciò ne deriva un minore effetto lesivo sulla mucosa gastrica.
I 4 BENEFICI LEGATI ALL’ASSUNZIONE DEL CAFFE’ CRUDO.
Dopo aver esaminato le differenze con il nero soffermiamoci sui risultati di recenti ricerche che hanno dimostrato come questo caffè apporti moltissimi benefici, senza però causare i vari effetti collaterali quali tachicardia, ipertensione o attacchi d’ansia.
In particolare sono 4 i principali benefici legati all’assunzione del caffè verde:
– Metabolismo dei grassi: il caffè verde possiede delle molecole, le metilxantine, che hanno un’azione lipolitica, cioè hanno la funzione di liberare gli adipociti (cellule che contengono i lipidi) dagli acidi grassi; in altre parole sono delle vere e proprie molecole “brucia grassi”; tuttavia questi acidi grassi liberati devono essere metabolizzati dall’organismo, e per fare questo è indispensabile associare un’attività fisica aerobica che metabolizzi al meglio queste sostanze, in caso contrario infatti, l’organismo riporterà gli acidi grassi nuovamente all’interno degli adipociti, vanificando l’azione lipolitica del caffè verde.
– Controllo della Glicemia: grazie al controllo dei livelli di zucchero nel sangue attraverso due meccanismi. L’acido clorogenico, contenuto in grandi quantità nel caffè verde inibisce un enzima chiave del processo di regolazione della glicemia (glucosio 6-fosfatasi) riducendo il processo di trasformazione del glicogeno in glucosio che avviene nel fegato. Nel secondo meccanismo di controllo il caffè verde agisce direttamente sulle cellule della mucosa intestinale, inibisce l’assorbimento intestinale degli zuccheri con un’azione diretta e, in pratica, un minore assorbimento si traduce in un minore valore di glucosio nel sangue. Per questi motivi il caffè verde è un ottimo integratore per persone affette da diabete o da patologie correlate ad alterati livelli di glicemia.
– Azione Antiossidante: la presenza nel caffè verde di molecole antiossidanti, come l’acido tannico e l’acido felurico, contrasta l’azione dei radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento cellulare.
– Azione Antinfiammatoria: l’acido clorogenico viene metabolizzato e trasformato nell’intestino in acido caffeico, una molecola dalla forte attività antinfiammatoria; questa funzione aiuta a contrastare l’insorgenza di molte patologie e di alcuni tumori.
Fonte: http://www.benessere360.com/caffe-verde.html
GUSTO – Il segreto per fare un caffè perfetto è l’acqua. Lo rivelano alcuni ricercatori inglesi.
Il segreto per un buon caffè è tutto nell’acqua. Precisamente nella giusta quantità di minerali presenti. A rivelarlo non sono un semplice assaggiatore o un barista, nè un venditore, nè un potenziale acquirente, bensì alcuni ricercatori inglesi che hanno realizzato sulla diffusa bevanda un accurato studio scientifico.
In sostanza, questa la conclusione alla quale sono giunti gli scienziati dell’Università di Bath, la tazza di caffè perfetta deve essere preparata con acqua contenente molto magnesio e poco bicarbonato.
MENO BICARBONATO E PIU’ MAGNESIO – Secondo gli esperti, la cui ricerca è stata pubblicata sulla rivista Journal of Agricultural Food Chemistry, la concentrazione di minerali nell’acqua influenza in misura significativa il gusto del caffè. Il chimico Cristopher Hendon ha spiegato che acqua ricca di sodio non aiuta a migliorare il sapore della bevanda, così come sembra negativa un elevato livello di magnesio. Ciò significa, spiegano gli autori dello studio, che per la preparazione del caffè non è consigliabile, se si ricerca un gusto ottimale, l’acqua minerale in bottiglia, solitamente ad alto contenuto di sodio.
RUBINETTO MEGLIO DELLA BOTTIGLIA – Hendon ha guidato la ricerca collaborando con un suo amico Maxwell Colonna-Daskwood, vincitore in aprile dell’UK’s Barista Champion. “L’acqua ad alto contenuto di minerali è generalmente considerata un male per la preparazione del caffè, ma abbiamo scoperto in essa il livello di durezza ideale”, ha spiegato. “L’acqua ricca di magnesio-ha continuato-è capace di estrarre meglio i composti del caffè e il sapore conseguente deriva dall’equilibrio tra ioni nell’acqua e la quantità di bicarbonato presente”. “Purtroppo-ha poi commentato Colonna Daskwood-l’acqua del rubinetto varia a seconda delle regioni e di giorni in giorno a seconda delle pioggie”.
PRODUZIONE DEL CAFFE’
Il caffè è una droga alcaloidea che richiede una lavorazione piuttosto laboriosa e l’ausilio di tecnologie avanzate.
Il caffè viene raccolto dai frutti (bacche o, per alcuni, drupe) a piena maturazione. Da essi vengono estratti i semi, che al momento della raccolta hanno una colorazione giallo verdastra (caffè verde). Dopodiché tali semi vengono depellicolati a secco (facendoli passare attraverso delle insufflazioni di aria calda a bassa percentuale di umidità, che esfoliano i tegumenti esterni) oppure a umido (breve passaggio in acqua per facilitare il sollevamento della pellicola esterna, che anche in questo caso verrà poi definitivamente allontanata da un getto di aria calda e secca). La scelta di queste differenti tipologie viene effettuata in base alle condizioni di raccolta: se i semi vengono raccolti in situazioni climatiche favorevoli (particolarmente umide) allora la depellicolazione avviene a secco e viceversa.
Successivamente i semi passano attraverso una rapida essicazione, necessaria per eliminare gli ultimi residui di acqua che potrebbero alterarne la qualità.
Il caffè depellicolato è chiamato caffè nudo; successivamente, dopo essere stato pre-essiccato, prende il nome di caffè pergamino. In entrambi i casi si tratta di caffè crudo, che verrà successivamente selezionato per essere indirizzato alla decaffeinizzazione o passare direttamente alla torrefazione.
Il caffè può essere decaffeinato secondo diverse modalità: attualmente le strategie più utilizzate sono la decaffeinizzazione ad acqua e quella a CO2 supercritica (più costosa). La prima comporta il passaggio dei chicchi di caffè crudo in vasche di acqua, dove sono presenti filtri a carboni attivi. L’acqua come solvente estrae la caffeina, permettendo di ottenere un caffè estremamente leggero, anche se non del tutto privo di caffeina.
Il processo di decaffeinizzazione ha una duplice funzione, innanzitutto serve per produrre caffè decaffeinato, che ha un certo successo nel mercato, e in secondo luogo per ottenere la caffeina da destinare alla preparazione di prodotti salutistici e farmaceutici
Una volta ottenuto, il caffè, decaffeinato o meno, dev’essere torrefatto. La torrefazione è un processo di cottura dei semi, a temperature di 200-240 °C. Questo processo di cottura conferisce al caffè la classica colorazione bruno nerastra e le caratteristiche organolettiche e morfologiche tipiche della droga. Durante la torrefazione il caffè acquisisce infatti numerose caratteristiche organolettiche, innanzitutto perché gli zuccheri caramellano, dando il colore caratteristico alla droga, in secondo luogo perché si forma il caffeone, che conferisce al seme un aspetto lucido, quasi untuoso. Il caffeone è una miscela di composti terpenici piridinici, in grado di irritare le mucose gastriche, provocando bruciori di stomaco in soggetti particolarmente sensibili. Per questo motivo, se da un lato il caffè è controindicato in chi soffre di irritabilità gastrica, la blanda attività irritativa del caffeone conferisce alla bevanda proprietà eupeptiche (facilitanti la digestione). L’irritazione della mucosa gastrica favorisce infatti la secrezione di acidi e la digestione può essere in qualche modo favorita.
SALUTE, Il Caffè, la bevanda che fa bene alla vista
MILANO – Il Caffè fa bene alla vista. Sembra infatti che la bevanda importata più di 500 anni fa dall’America non sia solo buona, ma sia un valido alleato contro la cecità da degenerazione retinica a causa di glaucoma, l’invecchiamento e il diabete.
Lo dimostra l’ultimo studio fatto dai ricercatori della Cornell University e pubblicato su Journal of Agricoltural and Food Chemistry ha dimostrato che l’acido clorogenico, un potente antiossidante è in grado di prevenire la degenerazione retinica nei topi.
La qualità principale di quest’acido è il suo elevato potere antiossidante di grande aiuto a combattere i danni dei radicali liberi. Il caffè, se consumato senza esagerare, aiuta a prevenire problemi alla vista, ma anche il morbo di Alzheimer, il diabete, il cancro alla prostata e altre patologie.
Buone notizie per gli smemorati, la caffeina verrà anche in vostro soccorso. E’ stato scoperto che assumerne 200 milligrammi aiuta a ricordare le cose, specialmente quelle imparate da poco. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Neuroscience, mostra che la caffeina intensifica la nostra memoria fino a 24 ore dopo l’assunzione.
IL CAFFE’ E LA SALUTE
Studi e ricerche sul caffe’ si sono susseguiti sempre con maggiore frequenza, fino a raggiungere risultati atti a dimostrare le multiple reazioni che il caffe’ provoca sull’organismo umano.
Nell’ottobre 1970, a Venezia, si e’ tenuto il Primo Simposio Biofarmacologico sul caffe’. L’anno dopo, nell’ottobre 1971 a Firenze, si e’ ripetuto il Secondo Convegno, e nel 1972 a Vietri sul mare un terzo convegno ha integrato e completato l’esposizione delle proprieta’ delle sostanze attive contenute nel caffe’, sancendo chiaramente gli effetti positivi e sfatando i pregiudizi negativi diffusi in passato.
Durante questi convegni, esperti nel campo della Dietologia, della Nutrizione, della Fisiologia Umana hanno precisato l’attivita’ terapeutica del caffe’, bevanda che in una societa’ come la nostra aiuta a sconfiggere lo stress fisico e mentale, caratteristico della nostra epoca.
Dal punto di vista nutritivo il caffe’ non e’ un alimento indispensabile per il nostro organismo. Tuttavia, alcune sostanze in esso contenute provocano effetti benefici negli organi. Naturalmente, come per ogni alimento, e’ necessario non farne abuso e non consumarne una quantita’ smoderata, se non si vogliono ottenere inconvenienti dovuti all’abuso.
L’abitudine a consumarlo quotidianamente non comporta assuefazione anche dopo lunghi periodi. Qui di seguito elenchiamo alcuni degli effetti piu’ frequenti da esso prodotti sul nostro organismo. Il caffe’ infatti, e’ una sostanza cosidetta “nervina”, che agisce, in generale, sui centri nervosi, provocando un senso di benessere generale, spronando ad essere maggiormente vigili ed attivi sul lavoro non solo fisico, ma anche e soprattutto in quello che richiede maggiore prontezza di riflessi.
Tale stimolazione proviene dalla “caffeina”, in combinazione con l’acidocaffettaninnico (miscela di vari acidi tra cui l’acido clorogenico e l’acido caffeico). La caffeina, alcaloide che il Runge scopri’ nel 1820, si trova oltre che nel seme anche nelle foglie della pianta di caffe’, te’, cacao, cola, mate’. Ecco perche’ in alcuni paesi (Isola di Sumatra, ad esempio), si fa uso di decotti del fogliame torrefatto.
Una tazzina di caffe’ contiene circa 5 cg. di caffeina e la sua azione eccitante, che si protrae da una a due ore dopo averla bevuta, agendo sul sistema nervoso cerebro-spinale, provoca un risveglio delle facolta’ mentali, allontana la sonnolenza, la noia, la stanchezza, anche quella psichica, gli stati depressivi, potenzia le capacita’ della memoria, dell’apprendimento, dell’intuizione e della concentrazione, facilita la percezione degli stimoli sensoriali, attenua le cefalee e le emicranie in genere.
Gli effetti positivi della caffeina sull’attivita’ dei centri nervosi superiori e’ stata sperimentata con la tecnica dei riflessi condizionati: somministrata in dosi terapeutiche si e’ osservato che aumenta la rapidita’ dei riflessi condizionati, mentre si riduce il loro periodo di latenza.
La sua azione benefica arriva anche al cuore, percio’ nella farmacoterapia essa e’ stata come cardiotonico. Inoltre, la caffeina potenzia il tono arterioso, senza alterare la pressione, migliorando anche la circolazione delle coronarie. Va tenuto presente che le azioni sul cuore sono del tutto secondarie, e non sono rilevabili nelle dosi usuali di 2 – 3 tazzine. Cio’ vale soprattutto per quelle che possono essere considerate le azioni negative, cioe’ la tachicardia.
Anche i polmoni beneficiano dell’azione stimolante della tazzina di caffe’. In essi si determina un potenziamento della dilatazione dei bronchi, della ventilazione polmonare, che facilitano una migliore respirazione.
A livello della muscolatura dello scheletro il caffe’ potenzia la capacita’ di contrazione muscolare, riduce la stanchezza, migliora il coordinamento dei movimenti e il rendimento sportivo. Per questa sua azione tonica sulla muscolatura il caffe’ e’ indicato per gli sportivi, perche’ allevia la stanchezza, specialmente negli sport di lunga durata, quando maggiormente la fatica si impadronisce del fisico ed i movimenti tendono a farsi pesanti.
Sul gran simpatico stimola i nervi vasomotori e dunque facilita la digestione. Ecco perche’ il caffe’ oltre che bevanda energetica nel risveglio mattutino, e’ utile al pranzo ed alla cena, in quanto agisce sulle pareti dello stomaco, favorendo la secrezione dei succhi gastrici, avviando e migliorando il processo digestivo.
Nel fegato attiva la produzione della bile e la contrazione della cistifellea. Negli intestini coadiuva i movimenti, migliorandone le funzioni. Altri effetti positivi della buona tazza di caffe’ si riflettono sulle reni, dove si ottiene la dilatazione delle arterie renali ed il conseguente potenziamento della diuresi.
Sulle ghiandole endocrine stimola la secrezione delle surrenali (corteccia/cortisone, ecc.; midollare/adrenalina), ed infine stimola la funzione tiroidea ed il metabolismo.
Non e’ da sottovalutare lo scarso valore calorico del caffe’ che, quindi, puo’ essere liberamente consumato senza nuocere nelle diete ipocaloriche.
NON BUTTARE I FONDI DEL CAFFE’ !
In Italia, si stima che ogni anno, ogni cittadino consuma 6 kg di caffè e getta altrettanti fondi di caffè nella spazzatura: ma che errore!!! Sapete quante potenzialità ed utilizzi hanno i fondi di caffè e quale ?tesoro? state buttando via? In un periodo difficile e di crisi come il presente, è davvero uno spreco non sfruttare tutte le possibili alternative e funzionalità che se ne possono ricavare; ecco cosa ne possiamo fare (senza dimenticare il riciclo e l?aiuto all’ambiente che possiamo dare riducendo i rifiuti):
– Per contrastare i cattivi odori, i fondi del caffè sono ottimi per assorbirli: nel frigorifero basta porli in una tazza (da lasciare aperta) e lasciarli esprimere il loro aroma; per gli armadi, riempire dei sacchetti di stoffa asciutti (o dei collant vecchi) con i fondi e riporli all’interno per contrastare l?odore di chiuso. Se si preferisce, è possibile aggiungere qualche goccia di estratto di vaniglia per gli armadi e di olio essenziale alla menta per il congelatore, frigorifero e posacenere
– Per deodorare gli ambienti, mischiare i fondi di caffè con un po? di acqua e cannella e lasciar vaporizzare il profumo a fuoco dolce
– Per i capelli, strofinare i fondi dopo aver fatto lo shampoo e lasciar riposare per 10 minuti, risciacquare poi di nuovo con poco shampoo: previene la forfora, la caduta dei capelli e dona lucentezza alle chioma castane
– Per le mani in cucina, aiutano a togliere l?odore che vi lasciano aglio, cipolla e pesce: strofinare quindi le mani con i fondi e poi insaponarle
– Per il corpo, fare uno scrub mescolando i fondi di caffè con qualche cucchiaino di olio d?oliva: la miscela ottenuta sarà un ottimo esfoliante naturale, nutriente, economico e biologico
– Per le cosce ed i glutei, fare un composto anticellulite miscelando i fondi (finemente triturati) con 1 cucchiaio di bagno schiuma e 1 cucchiaio di acqua tiepida (si può aggiungere anche 1 cucchiaio di argilla verde ventilata): spalmare e massaggiare accuratamente, lasciando poi riposare per 10 minuti. Fare poi una doccia tiepida o fredda. Tutto ciò consente alle particelle della caffeina di penetrare in profondità nella pelle, conferendole un colorito sano, maggiore elasticità e flessibilità
– Per le piante, usare i fondi come concime e fertilizzante, in quanto contengono importanti nutrienti come calcio, azoto, potassio, magnesio e altri vari minerali: è sufficiente mettere il fondo del caffè freddo nel vaso o direttamente sulla terra. Se si preferisce un fertilizzante liquido, aggiungere 2 tazze di fondi di caffè ad un secchio d?acqua, lasciar in infusione e spargere poi sulle piante da giardino e da vaso, soprattutto per nutrire le foglie
– Per allontanare gli insetti, i fondi sono ideali perché essendo acidi, sono dei veri repellenti per le formiche e le lumache: spargerne un po? di polvere nei punti critici della casa, ove solitamente trovate gli insetti, per tenerli lontani. Se si lasciano in un barattolo aperto, invece, gli stessi insetti vi entreranno e rimarranno lì dentro intossicati. Per il giardino, basta spargere i fondi sul perimetro e senza utilizzare pesticidi, lumache e chiocciole vi staranno lontani, senza più rovinarli
– Per lucidare pentole e bicchieri, dopo il normale lavaggio, strofinarle per togliere la patina di minerali (non fatelo con i piatti perché rischiate di colorarli dove vi sono i consueti graffi)
– Per eliminare le macchie sui mobili e sui pavimenti, inumidire un panno, passarlo sui fondi e strofinare poi sulla macchia incriminata: scompare facilmente anche se si tratta di macchie zuccherine date da sciroppi, bibite, etc. Con la polvere di caffè, è possibile anche togliere i graffi chiari sui mobili in legno
– Per colorare i tessuti, i fondi sono ideali perché sono in grado di conferire toni caldi ed effetto invecchiato anche ai filati. Se si aggiunge dell?acqua tiepida, il colore marrone che si ottiene può essere utilizzato anche per lavori di decoupage (al termine, asciugare sempre con phon, spazzolare via la polvere e fissare con stiratura a secco)
– Per accendere il camino, arrotolare dei giornali e cospargerli con la polvere dei fondi (combustibile perfetto); per pulirlo, buttare i fondi bagnati dentro il camino per tenere basse le polveri e pulire così facilmente
– Per pulire gli scarichi di lavandini e water, diluire i fondi con acqua: si prevengono anche i cattivi odori.
E non finisce qui! Grazie a recenti studi, infatti, scienziati spagnoli hanno scoperto che i fondi di caffè sono ricchi di sostanze antiossidanti e potrebbero essere utilizzati per produrre integratori per la salute. La maggiore quantità di antiossidanti si troverebbe nei fondi del caffè preparato con capsule, filtri e l?espresso del bar, meno in quello della moka, ma comunque è di certo che siano una risorsa da sfruttare ancora e non da gettare direttamente nella spazzatura.
UN CAFFE’ DOLCE PER IL CERVELLO
Chi ha bisogno di dare il massimo in un impegno della mente può bere un caffè con molto zucchero: dopo avere consumato questa bevanda la memoria e l’attenzione migliorano sensibilmente. Lo rivela una ricerca condotta dagli esperti dell’Università di Barcellona, in Spagna, e pubblicata dalla rivista di ricerca medica “Uman Psychopharmacology: Clinical and Expreimental”. Gli scienziati spagnoli hanno studiato le prestazioni del cervello di quattro gruppi di dieci persone ciascuno, misurandone memoria e attenzione dopo avere loro somministrato alcuni alimenti e bevande: ai pazienti del primo gruppo un caffè, a quelli del secondo gruppo un caffè ben zuccherato, a quelli del terzo una zolletta di zucchero e, ai pazienti del quarto gruppo, un po’ d’acqua. I ricercatori hanno così scoperto che le prestazioni della mente migliorano sensibilmente dopo avere bevuto il caffè dolce, mentre la bevanda o lo zucchero da soli non avevano un effetto positivo marcato sul cervello. Soltanto assumendo insieme caffeina e zuccheri, concludono gli esperti, si aiuta davvero la mente.