Il caffè non cambia il ritmo del cuore e lo protegge
MILANO – Smentita una delle più diffuse credenze sul caffè: non porta a battiti cardiaci «extra», garantiscono i ricercatori dell’Università della California a San Francisco (Usa).
Lo studio, che si è concentrato sul consumo costante di prodotti contenenti caffeina per un periodo di 12 mesi, e non sul consumo acuto, cioè concentrato in un determinato momento, appare sul Journal of American Heart Association.
È il più grande fino a oggi ad aver messo in correlazione le abitudini alimentari con il tasso di questo disturbo cardiaco. Eccessive contrazioni atriali premature (Pac) – ricordano gli esperti – hanno dimostrato di provocare fibrillazione atriale, ictus e morte, mentre eccessive contrazioni ventricolari premature (Pvc) possono portare a un aumento dell’insufficienza cardiaca, a malattia coronarica, con conseguenze anche qui mortali.
Entrambe le anomalie sono state legate al consumo di caffeina attraverso studi e sperimentazioni, ma questi studi sono stati effettuati diversi decenni fa e non consideravano i disturbi in question come outcome primario.
C’è infatti una recente e crescente evidenza che indica potenziali benefici cardiovascolari di diversi prodotti contenenti caffeina, come appunto caffè, cioccolato e tè. Ma l’incertezza clinica porta ancora oggi a sconsigliarne l’abuso, per evitare presunti problemi cardiaci, evidenziano gli autori.
Nel loro studio, hanno analizzato 1.388 partecipanti selezionati in modo casuale dal database Cardiovascular Health Study. Sono state valutate le abitudini alimentari di base ed è stato eseguito un monitoraggio elettrocardiografico ambulatoriale.
Fra i partecipanti, 840 (il 61%) consumavano più di un prodotto contenente caffeina al giorno.
I ricercatori non hanno trovato differenze nel numero di Pac o Pvc collegabili ai livelli di consumo di caffè, tè e cioccolato in questo gruppo, e nemmeno in chi sceglieva più di frequente questi prodotti c’era un’associazione con battiti cardiaci extra.
«Le raccomandazioni cliniche contro il consumo regolare di prodotti contenenti caffeina per prevenire disturbi del ritmo cardiaco dovrebbero essere riconsiderate, dato che potremmo aver scoraggiato senza motivo il consumo di alimenti come il cioccolato, il caffè e il tè, che invece potrebbero avere benefici cardiovascolari», ha sottolineato l’autore senior del lavoro, Gregory Marcus.
Differenza tra le cialde da caffè Lucaffé e le capsule
LA MATERIA
– la capsula è un involucro di plastica o di alluminio.
– La cialda da caffè invece è un involucro di carta ed è costituita di cellulosa, quindi non è nociva.
LA PRODUZIONE
– le capsule contengono il caffè all?interno di un packaging di plastica o alluminio
– le cialde da caffè sono confezionate in atmosfera protettiva con carta bio.
IMPATTO AMBIENTALE
– le capsule non sono reciclabili perchè sono bi-compomenti tra alluminio e caffè
– le cialde da caffè per caffè sono composte da due fogli di carta e quindi possono essere composte nell?umido.
Vogliamo consigliarvi la scelta delle cialde da caffè Lucaffè che sanno regalare alla vostra quotidianeità la giusta qualità del caffè.
COFFEE MENU’
Lucaffè ha creato la carta dei caffè, una proposta di miscele e monorigini pregiate per conferire gusti, sapori e aromi diversi e inimitabili.
Questi caffè sono racchiusi in cialde ecologiche per consentire al ristoratore di proporre una carta dei caffè di qualità senza la necessità di utilizzare macinini.
Andiamole a vedere una per una:
– Jamaica Blue Mountain –
Questo caffè è il più pregiato del mondo. I suoi chicchi prima di essere tostati sono di colore verdeazzurro e trasportati in piccoli barili di legno. Viene prodotto a 2000 m. nell?isola di Giamaica. Il suo equilibrio è perfetto, sia nel corpo, sia nell?aroma, nel profumo e nell?acidità.
Il gusto persistente si sviluppa nel palato.
Il caffè Jamaica Blue Mountain è la illustre varietà di caffè gourmet del mondo.
Jamaica Blue Mountain da piantagioni coltivate su terreno vulcanico fino ia duemila metri d?altitudine. I preziosi chicchi del caffè Jamaica Blue Mountain di colore verde-azzurro sono conservati nei tradizionali barili di legno di quercia, proprio come i pregiati rum dei Caraibi.
Nella degustazione di questo eccezionale caffè liquoroso troviamo tracce che ricordano proprio il rum, ma anche note di vaniglia, mandorle, pistacchi e sentori di tabacco e cioccolato.
Insuperabile per completezza e equilibrio degli aromi.
– Colombia –
Caffè di qualità arabica, Gusto dolce tendente al cioccolatoso, corpo medio, profumo straordinario, acidità abbastanza intensa tipica del centro America, fanno di questo caffè uno dei componenti più usati nelle miscele di caffè più pregiate per espresso.
Caffè di qualità arabica, di cui la Colombia è il secondo produttore mondiale. Gusto dolce tendente al cioccolatoso, corpo medio, profumo straordinario, acidità abbastanza intensa tipica del centro America, fanno di questo caffè uno dei componenti più usati nelle miscele di caffè più pregiate per espresso.
La Colombia è il secondo produttore di caffè Arabica al mondo, con una produzione mondiale di circa 8 milioni di sacchi.
La Colombia ha 2 raccolti quello principale che va da Aprile a Giugno e quello secondario che va Ottobre a Gennaio.
Tutto il caffè colombiano è caratterizzato da un colore verdastro, da un sapore tendente al mandorlato con un aroma deciso, corpo ricco e acidità medio alta.
– Blucaffè –
Questa miscela racchiude il massimo della passione, del gusto e dei segreti di Gian Luca Venturelli e del suo team. L?espresso per noi, oltre che un piacere, deve creare un?emozione e un buon ricordo, da riprovare ogni volta che si desidera.
– 100% Arabica –
Miscela di caffè arabica proveniente dal sud America, dall?Asia ed una piccola percentuale dal centro Africa. Probabilmente nessuna arabica bevuta singolarmente può dare gli stessi risultati. Corpo medio, gusto dolce, aroma molto gradevole che a volte ricorda il pane appena sfornato. Appena macinato il profumo è inebriante.
– Miscela Classica Lucaffè –
Questa qualità consigliata per chi ama l?espresso nel meglio delle sue caratteristiche, è una miscela di eccellenti caffè arabica con una piccolissima aggiunta di invidiabili qualità di robusta.
Gusto dolce, corpo generoso e morbido, crema mediamente densa, aroma eccellente. Dopo averlo bevuto oltre a sentirsi meglio sarete appagati per aver bevuto un buon caffè.
– Pulcinella – Pulcinella Energy Coffee
Grazie ad un particolare innesto tra pregiate piante di caffè è nato Pulcinella, un caffè energizzante ricco di caffeina, ma che conserva delle spiccate note cioccolatose.
Un vero e proprio energy coffee 100% naturale, ideale per chi vuole affrontare la giornata con una carica in più
Exquisit
Il nome stesso del prodotto descrive appieno le sue caratteristiche: una miscela tra eccellenze di caffè arabica e una piccola percentuale delle migliori robuste, che rende il caffè dolce e delicato. Una tenztazione a cui abbandonarsi ogni giorno.
– Caffè Verde – Green coffee
Dopo accurate prove, Lucaffè è riuscito a produrre questa cialda di caffè verde in percentuale quasi del 25% (il caffè non tostato risulta di per sé particolarmente astringente e non tutti sarebbero in grado di apprezzarlo).
Il caffè verde contiene preziosi elementi, come l?acido cl0rogenico, l?acido tannico, l?acido felurico (potenti antiossidanti) vitamine, minerali e polifenoli
I 4 i principali benefici legati all’assunzione del caffè verde sono:
– Metabolismo dei grassi:
– Controllo della Glicemia:
– Azione Antiossidante
– Azione Antinfiammatoria.
Studi scientifici hanno dimostrato che dopo ogni consumo la pressione sistolica del sangue e l?elasticità arteriale si erano ridotte sensibilmente, senza alcun cambiamento nel consumo energetico. Questi risultati suggeriscono che il caffè verde possa giocare un ruolo benefico nel ridurre i fattori di rischio cardiovascolare. Insomma un caffè che finalmente fa bene alla salute..
Il caffè verde contiene preziosi elementi, come l?acido clarogenico, l?acido quinico, le vitamine minerali e i polifenoli. Soprattutto questi ultimi, i polifenoli, sono importanti nel nostro organismo in quanto, una volta assimilati, interagiscono con la nostra biochimica attivando e regolando numerosi aspetti funzionali, che includono anche il sistema cardiovascolare.
– Decaffeinato 100% Arabica –
Miscela di caffè arabica decaffeinata, attraverso un processo assolutamente naturale, delle qualità più dolci e cremose per dare la soddisfazione di bere un ottimo espresso senza avere gli effetti indesiderati della caffeina.
Gusto molto dolce, corpo pieno, ottima crema, aroma molto piacevole.
– Nocciola –
Miscela selezionata di caffè aromatizzao alla nocciola
Raddoppia l’export di caffè torrefatto italiano
I primi a occuparsi di analisi sensoriale del caffè in tazza e a formare specialisti in tutto il mondo sono stati i fondatori dell’Istituto internazionale assaggiatori del caffè di Brescia: hanno patentato più di 9000 iscritti, provenienti da oltre 40 paesi diversi. Punto di riferimento per baristi, aziende e torrefattori, dal 1993 l’ istituto ha sviluppato un preciso metodo di assaggio per l’ Espresso, creando corsi ad hoc per la certificazione degli operatori che lavorano nei bar. Ha anche avviato Master in analisi sensoriale e scienza del caffè, fornendo agli iscritti quell’ insieme di tecniche e procedimenti per misurare attraverso i sensi quanto viene percepito.
I segreti del caffè in 25 ml
Sulla qualità e la preparazione dell’eccellenza made in Italy vigila l’ Istituto nazionale Espresso italiano . A un perfetto assaggiatore bastano 25 millilitri di caffè in una tazzina per spingersi in valutazioni dettagliate, passando dalla tessitura alla tostatura dei chicchi (roasting), rilevando in un sorso note di cacao, di frutta, di cioccolato, di vaniglia o di pan tostato: è possibile individuare fino 40 elementi diversi. E sviluppare così le informazioni raccolte, rilevando i profili di monorigini e miscele, con riferimenti anche alla geografia e alla filiera di produzione.
L’Istituto internazionale degli assaggiatori forma specialisti nel mondo
L’ Iiac conta trentuno le filiali all’estero, di cui alcune in Asia (Tokio, Seul, Taiwan): “Queste aree trainano oggi tutto il mercato del caffè, e sono quelle in cui si moltiplicano i canali di distribuzione del prodotto”, spiega Carlo Odello, consigliere di amministrazione dell’ istituto. E’ in partenza per la Thailandia dove, in 4 giorni, formerà i dipendenti di un’ azienda che distribuisce macchinari per la preparazione del caffé. Nel 2016 gli specialisti dell’ Istituto internazionale bresciano saranno in Vermont, su invito della prestigiosa Specialty coffee association of America, per dare lezioni di Espresso italiano. Del resto negli Stati Uniti 103 milioni di persone bevono caffè ogni giorno.
Consumatori esigenti e responsabili
Il boom dell’intero comparto è determinato anche da una domanda sempre più sofisticata e dalla maggiore consapevolezza dei consumatori, interessati alla provenienza, alla lavorazione, alla torrefazione e alla macinatura dell’Espresso italiano. In Italia sono coinvolte nel settore, a livello produttivo, 700 aziende e oltre 7.000 gli addetti. E’ di circa 3,4mld di euro il valore complessivo della produzione: quasi la metà si riferisce all’esportazione. Siamo il terzo Paese nel mondo per l’importazione di caffè verde (dietro a Usa e Germania) e il secondo in Europa (dopo la Germania) sia per i volumi totali di produzione sia per quelli di esportazione e consumo di caffè torrefatto. Nel retail il mercato è concentrato intorno ai leader nazionali, Lavazza, Nestlé/Nescafé/Nespresso, Mondelez Italia, Kimbo, Segafredo Zanetti, Illy.
Cresce l’import dall’Indonesia
Quattro quinti delle nostre importazioni provengono da Brasile, Vietnam, India, Indonesia e Uganda. Nell’ultimo anno c’è stato un consistente incremento dall’Indonesia, che ha ottenuto quote di mercato mai raggiunte prima e consolida la sua posizione di quarto principale fornitore del nostro mercato, come riportato in un’analisi di Marco Emanuele Muraca, contenuta nell’ultimo Annuario Coffitalia.
L’export del caffè torrefatto italiano raddoppia
Le esportazioni di caffé torrefatto crescono del 10%: negli ultimi 10 anni sono più che raddoppiatate. Rappresentano il vero volano di crescita dell’industria italiana del caffè. I Paesi comunitari assorbono più del 70% (Francia, Germania e Austria), il resto a Stati Uniti, Australia e Federazione Russa. Recente lo sbocco su Europa Orientale, Emirati Arabi Uniti e in Cina, paesi tradizionalmente non abituati alla bevanda nera.
In Finlandia i consumi maggiori
Sui mercati mondiali il caffè pesa come il petrolio e l’acciaio. L’economia di molti paesi (Brasile, Vietnam, Colombia, Indonesia, Etiopia) dipende interamente dalle esportazioni dell’oro verde. La produzione complessiva è di 6,8 milioni di tonnellate, 115 milioni di sacchi, di cui tra i 77 e i 92 milioni destinati all’esportazione. Quasi il 70% della produzione è costituita dalla qualità Arabica, mentre la Robusta rappresenta il 30%. I consumi mondiali pro-capite superano di poco i 4 kg annui, ma arrivano a 5,20 in alcune aree d’Europa. La Germania sfiora gli 8 kg , mentre il Portogallo si ferma a 2,37 kg. In Finlandia numeri più alti: con 11,4 kg a testa risulta la nazione che registra i maggiori consumi.
Caffè in capsula “al furano”. I ricercatori: “È cancerogeno”
Il caffè, preso in dosi non eccessive, può essere una bevanda che aiuta il nostro organismo a stare meglio: fa bene al cervello e riduce l’incidenza di malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer. È inoltre un buon antiossidante e protegge il fegato.
Bisogna, però, stare attenti a ciò che consumiamo e alle sostanze chimiche che possono essere presenti nei prodotti di uso quotidiano. Alcuni ricercatori dell’ Università di Barcellona, guidati dal professor Javier Santos, hanno effettuato una ricerca sulla presenza di furano nel caffè. Le concentrazioni maggiori di questo composto tossicosono state individuate nel caffè in capsule, tra i 117 e i 244 nanogrammi per millilitro. Nell’espresso sono presenti, invece, tra i 43 e i 146 nanogrammi per millilitro, mentre nel caffè che prepariamo in casa, possiamo trovarne ancora meno: 20-78 ng/ml con quello normale; 14-65 nel decaffeinato. Il livello più basso è stato riscontrato nel caffè solubile: 12-35 ng/ml.
Ma perché il furano è così concentrato nelle capsule di caffè? Questa sostanza organica viene spesso a formarsi nel corso dei trattamenti termici degli alimenti: “La ragione di questi alti livelli”, spiega Santos, “è dovuta al fatto che le capsule, ermeticamente sigillate, impediscono al furano, che è un composto volatile, di disperdersi”.
L’EFSA, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare, ha effettuato una valutazione del rischio del furano per la salute umana, congiuntamente con ONU, FAO e Organizzazione Mondiale della Sanità: la conclusione è che “il margine di esposizione per il furano rivela una preoccupazione per la salute umana”. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), l’ha inserita inoltre nella lista tra le possibili sostanze cancerogene per gli esseri umani.
Finora, i suoi effetti devastanti sono stati studiati pienamente solo sugli animali, ma è evidente che non si tratta di una sostanza benefica: quando associata con altre tossine “come diossine e PCB ” il furano può provocare danni molto seri. Lo ricorda, sul Fatto Quotidiano, Patrizia Gentilini medico oncologo e membro dell’ISDE: “I rischi per la salute correlati all’esposizione a tali agenti sono importanti e purtroppo non del tutto noti: certamente la TCDD ( diossina di Seveso), unitamente ad un furano e al PCB 126 sono cancerogeni certi per l’uomo ad azione multiorgano e correlati in special modo a tumori del sangue, mammella, fegato, polmone. Tuttavia, anche se l’effetto cancerogeno, in particolare per diossina e composti diossino-simili, è stato quello affrontato per primo e quindi più studiato, ciò che oggi emerge con sempre maggiore evidenza per l’insieme di queste molecole è la complessa azione di squilibrio endocrino-immuno-metabolico, per cui l’effetto oncogeno appare essere più una conseguenza, che non una diretta azione.
Anche se i ricercatori spagnoli hanno stabilito che la quantità di furano presente nel caffè non supera i limiti di legge, occorre fare sempre attenzione. Il rischio, infatti, è quello del bioaccumulo e cioè quel processo di accumulazione costante di sostanze tossiche, che possono persistere nel nostro organismo anche a livelli superiori rispetto a quelli dell’ambiente circostante.
Pochi mesi fa, ad esempio, abbiamo visto come i furani e altre sostanze tossiche (Pcb, pesticidi e ftalati) abbiano provocato non pochi danni alle donne che facevano uso di alcuni particolari tipi di cosmetici: tra i problemi di salute più gravi, l’incidenza di alcune forme tumorali e la menopausa precoce. L’ultima rilevazione su questa sostanza effettuata dall’EFSA ne ha mostrato la presenza “in vari alimenti trattati termicamente, in particolare caffè e prodotti in scatola, compresi gli alimenti in vasetti per l’infanzia”.
Non è un problema: così si tolgono le macchie di caffè
Togliere una macchia di caffè non è affatto semplice, ma proviamo ad affrontare il problema da chimici e a porci quindi delle domande per inquadrarlo meglio.
La prima domanda è: da quanto tempo c?è la macchia?
Una macchia fresca si rimuove più facilmente di una che abbia avuto il tempo di penetrare profondamente nelle fibre del tessuto. In caso di macchie vecchie potrebbe essere quasi impossibile intervenire in modo efficace.
La seconda domanda è: che tipo di tessuto dobbiamo trattare?
Prove sperimentali hanno dimostrato che il caffè ha poca affinità con il poliestere, che quindi si smacchierà facilmente , un po? di più con il cotone, moltissima con il nylon. C?è poi il problema del tessuto colorato e il rischio che, con la macchia, venga via anche il colore. Un altro ostacolo sono tessuti delicati come lana e seta, sempre difficili da trattare.
La terza domanda fondamentale è: che cosa è il caffè?
Una prima risposta a questa domanda potreste darla anche voi . A occhio sembrerebbe una soluzione, ma proviamo a farlo attraversare da un laser e si nota benissimo l?effetto Tyndall.
Siamo quindi in presenza di una soluzione colloidale, il che significa, che non tutte le sostanze contenute nel nostro caffè sono perfettamente solubili in acqua : alcune sono disperse sotto forma di micelle.
Possiamo poi aggiungere un?altra informazione sulla sostanza in esame misurando il suo pH. No, non voglio ancora svelarvi i segreti del pH, ma per ora vi dirò solo che le sostanze possono essere comprese in tre grandi gruppi: sostanze acide, neutre, basiche ed esistono strumenti che ci permettono di effettuare questa suddivisione.
Quello più semplice è questa striscia gialla chiamata indicatore universale.
Nel nostro corso di chimica scopriremo anche altri indicatori, alcuni davvero sorprendenti, che ci aiuteranno a capire qualcosa di più di quanto è intorno e dentro di noi.
Questo ad esempio è quello che si può fare con l?acqua in cui sono state bollite le patate violette
Tornando al nostro indicatore, è in grado di cambiare colore a seconda del pH di una sostanza: rosso pH acido, verde neutro, blu basico.
Scopriremo quindi che un limone è acido, l?acqua distillata neutra, il detersivo per i piatti basico e scopriremo poi che ci sono diversi gradi di acidità (da 1 a 6)e di basicità ( da 8 a14), ma un solo valore(7) per la neutralità. Acidi e basi, reagendo fra di loro, possono neutralizzarsi, formando sostanze che danno un pH neutro.
Tornando al nostro caffè, l?indicatore ci dice che abbiamo a che fare con una sostanza lievemente acida.
Ricapitoliamo: il caffè è composto da sostanze solubili in acqua, da sostanze insolubili e ha un pH lievemente acido.
Bene ora tenete ben presente questa frase
Similia similbus solvuntur
Bel suono vero? Una frase sibilante e sibillina degna di un vero mago. Anche la traduzione italiana fa la sua figura: Il simile scioglie il suo simile
Furono gli alchimisti (personaggi del passato un po? filosofi, un po? maghi, un po? cialtroni, ma molto sperimentatori) a coniare questa espressione proprio sulla base delle loro esperienze.
Se mettiamo assieme acqua e olio, si forma un sistema in cui sono visibili due fasi perfettamente separate fra di loro. Potremmo dire, ?all?alchimista?, che queste due sostanze non sono simili.
Ora proviamo a sciogliere diverse sostanze nell? acqua e nell? olio. Sperimentalmente vedremo che ci sono sostanze che si sciolgono solo in acqua e altre che si sciolgono solo in olio. Sempre, ?all? alchimista?, diremo che le une sono simili all?acqua le altre all?olio. Ma simili in cosa? Il chimico ha voluto vederci chiaro in questa faccenda e il simile/non simile dell?alchimista si è trasformato in polare/ non polare. In attesa di affrontare l?argomento in laboratorio provate a guardare questo ppt.
A questo punto sappiamo abbastanza per passare al lato pratico
Supponiamo di aver macchiato con il caffè, una maglietta di cotone bianca; due sono le possibilità:
A) intervenire subito.
? tamponare con qualcosa di assorbente per eliminare le particelle sospese,
? lavare subito con acqua. La gran parte delle sostanze presenti nel caffè è solubile in acqua. Ricordate gli alchimisti!
? se la macchia non accenna a scomparire utilizzare ammoniaca diluita ( basica e quindi perfetta per contrastare l?acidità del caffè).
Tornati a casa si potrà effettuare il lavaggio completo e non resterà traccia della macchia.
B) l?Intervento viene procrastinato
Ahi! Qui bisogna ricorrere alla chimica complessa dei detersivi specifici.
Si tratta di debellare quei pigmenti, insolubili in acqua, che con il tempo si sono fortemente legati al tessuto. Bisogna perciò capire come sono fatti e trovare un nemico. L?acqua non va più bene e certo l?olio non ci potrà aiutare!
Il chimico , con la sua mania di studiare e classificare ogni sostanza, ha diviso la natura delle macchie in quattro grandi categorie
Come vedete, il caffè rientra tra le macchie ossidabili. In attesa di dare un significato sensato a questa parola, diciamo che le molecole che colorano le macchie di caffè (pigmenti) devono essere ?smontate? in modo da perdere la loro capacità di assorbire la luce e perdere anche quel fastidioso color marroncino.
Esiste una sostanza, il perossido d?idrogeno (acqua ossigenata), abilissima nello smontare anche le molecole più ostinate. Non è però particolarmente selettiva e a volte smonta quelle molecole colorate che devono assolutamente rimanere integre!
Per fortuna la nostra maglietta è bianca.
Come è composto quindi un detersivo capace di eliminare una macchia di caffè? I detersivi sbiancanti contengono il percarbonato di sodio che, in acqua, rilascia perossido di idrogeno ( acqua ossigenata).
Purtroppo, l?acqua ossigenata funziona solo se si opera a T superiori a 40°C.
Per temperature al disotto dei 40°C è necessario che il nostro detersivo contenga anche uno sbiancante più efficace, come l?acido peracetico, liberato da una sostanza dal nome piuttosto inquietante di tetracetiletilendiammina (TAED).
Se poi il capo da smacchiare è colorato o è un tessuto delicato, quale lana e seta, un consiglio ? provare alla lavasecco più vicina!
Caffè, 10 buoni (e sani) motivi per berlo
Dalla proprietà antiossidanti, agli effetti benefici sul fegato e il buon umore, fino alla riduzione dei sintomi del morbo di Parkinson: ecco perchè il caffé fa bene.
C’è chi lo preferisce espresso, chi all’americana e chi in una delle numerosissime varianti ormai in circolazione in ogni angolo del mondo, ma sicuramente non c’è adulto che non abbia mai provato a bere un caffè. Per molti è un rito, per tanti un’abitudine, soprattutto al mattino, per quasi tutti è soprattutto un piacere. Ma le opinioni riguardo alle controindicazioni del caffè lo reso “amaro” a chi alla salute proprio non vuole rinunciare. Ora però arrivano buone notizie per tutti gli amanti del caffè: fa bene al cervello, alla pelle e al corpo.
A riassumere i 10 buoni (e sani) motivi per berlo ci ha pensato l’Huffington Post , che li ha riassunti in questo “decalogo”:
1) E’ ricco di antiossidanti: secondo uno studio condotto nel 2005 dalla University of Scranton, negli Usa, non solo il caffè sarebbe ricco di questi elementi fondamentali per contrastare l’invecchiamento, ma gli antiossidanti contenuti nella bevanda sarebbero anche maggiormente assorbiti dal nostro corpo rispetto a quelli che si trovano ad esempio in frutta e verdura.
2) Il semplice profumo del caffè ha la capacità di far sentire meno stressati: che l’aroma del caffè sia un toccasana per le narici degli intenditori è un dato di fatto, ma una ricerca della Seul National University si è spinta oltre, esaminando il cervello dei topi sotto stress per carenza di sonno e dimostrando come il solo profumo del caffè riusciva a provocare cambiamenti nelle proteine che causavano questo stress.
3) Il caffè può ridurre i sintomi del morbo di Parkinson: a sostenerlo è stato uno studio del dottor Ronald Postuma , che nel 2012 ha dimostrato come la bevanda aiuti a controllare i movimenti in chi soffre di questa malattia
4) Il caffè fa bene al fegato, specie se si bevono alcolici: in questo caso la prova viene da uno studio che ha esaminato 125 mila persone , arrivando alla conclusione che coloro che bevono almeno una tazza di caffè al giorno hanno il 20% di probabilità di ammalarsi di cirrosi epatica, ovvero la patologia tipica di chi fa un consumo eccessivo di alcol.
5) Bere caffè riduce la propensione al suicidio: a scomodarsi a dimostrare questi effetti benefici del caffè è stata questa volta la Harvard School of Public Health , secondo la quale bere tra le 2 e le 4 tazze di caffè al giorno riduce del 50% il rischio di suicidio.
6) Il caffè abbassa il rischio di tumore alla pelle: in questo caso il beneficio è circoscritto alle sole donne, come dimostrato da una ricerca della Brigham and Women’s Hospital and Harvard Medical School, su un campione di oltre 112 mila donne e uomini, esaminati in un arco temporale di 20 anni.
7) Il caffè rende atleti migliori: a riferirlo è il New York Post che, citando alcuni studi spiega come la caffeina abbia effetti benefici soprattutto in coloro che si cimentano in discipline di lunga durata, come la maratona o il ciclismo, perché aiuta a bruciare le riserve di grasso.
8) Dimezza il rischio di diabete di tipo 2: secondo uno studio della American Chemical Society , il consumo di 4 o più tazze di caffé al giorno può ridurre le probabilità di ammalarsi di questa forma di diabete del 50%. Per ogni tazza di caffé in più il rischio si abbasserebbe del 7%.
9) Il caffé fa bene al cervello, migliorando l’intelligenza e riducendo il rischio di Alzheimer: alcuni ricercatori della University of South Florida e della University of Miami hanno scoperto che le persone con più di 65 anni con livelli di caffeina maggior nel sangue sviluppavano il morbo di Alzheimer da 2 a 4 anni dopo rispetto a coloro che invece avevano poca caffeina nel sangue. “Non si può dire che un moderato consumo di caffé possa proteggere completamente le persone dall’Alzheimer – ha commentato il dottor Chuanhai Cao – tuttavia siamo fermamente convinti che possa ridurre in modo apprezzabile il rischio di ammalarsi o di contrarre il morbo più tardi”. Come se non bastasse, già da alcuni anni è dimostrato come il caffé renda “più intelligenti”, nel senso che permette al cervello di lavorare in modo più efficiente e brillante, nonostante una condizione di carenza di sonno. Questo grazie alla caffeina che migliora la concentrazione e l’attenzione, nonostante si sia dormito poco.
10) Il caffé rende più felici: quella che può sembrare una banalità è stata invece dimostrata da uno studio del National Institute of Health, che ha provato come, in coloro che bevono 4 o più tazze di caffé, c’è il 10% di probabilità in meno di sentirsi depressi rispetto a coloro che non hanno mai bevuto un caffé. Per questo la bevanda, in virtù dei suoi antiossidanti, viene considerata un ottimo rimedio contro la depressione.
Le ricerche riportate sono state effettuate prevalentemente negli Stati Uniti e naturalmente va considerato che le tazze di caffè oltreoceano non hanno quasi nulla in comune con le tazzine “concentrate” alle quali siamo abituati in Italia. Gli effetti benefici della caffeina, però, sono dimostrati, con sommo piacere degli amanti dell’espresso.
Vitamina E, caffè e luoghi comuni nemici del fegato
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VIENNA – Vitamina E, caffè e luoghi comuni nemici del fegato: quando si parla di salute i miti da sfatare sono sempre tanti.
E quando si parla di fegato, la prudenza (non) è (mai) troppa. A svelare i segreti della ghiandola più grande del corpo umano ci ha pensato il congresso Easl 2015 che si è svolto nella capitale austriaca venerdì, campagna volta a mettere in risalto l’importanza del fegato, il lavoro che esso svolge e la sua struttura.
I protagonisti di un lavoro presentato al congresso sono proprio loro: la vitamina E e il temutissimo caffè. Attraverso l’analisi dei dati di due studi sperimentali che hanno contrapposto la vitamina E a un placebo in 347 pazienti, si è portata alla luce l’efficacia della vitamina per il trattamento della steatoepatite non alcolica.
A condurre gli studi i ricercatori americani dallo Swedish Medical Center di Seattle, della Johns Hopkins University di Baltimora e della Cleveland Clinic Foundation.
Gli amanti del caffè sono salvi, il nettare del dolce risveglio non fa alcun male al loro fegato. Nicola Caporaso, gastroenterologo dell’Università Federico II di Napoli, scioglie ogni dubbio sottolineando come il caffè prevenga l’evoluzione dell’epatite cronica in cirrosi e riduca il rischio che questa evolva in un tumore.
La bevanda, insomma, non va assolutamente proibita e anzi, assurge al ruolo di alimento benefico al pari del cardo mariano, dei cavoli e di altri vegetali.
Diverso il discorso per vino, birra e superalcolici: in questo caso nessun mito da sfatare, un veleno da cui i malati di fegato devono stare alla larga.
Una dieta varia, nutriente, equilibrata e mista rappresenta la chiave di volta per le malattie epatiche. Niente estremismi, nessuna rinuncia, zero luoghi comuni, possono essere letali.
Caffè e cellulite
Se avete un problema di ristagno di liquidi localizzato, durante la doccia, potete sottoporvi ad un ottimo trattamento.
I fondi di caffè estratti, massaggiati delicatamente e a lungo sulle zone colpite da liquidi stagnanti, rilasciano caffeina, che può penetrare nei tessuti attraverso i pori dilatati dal calore.
La caffeina ha ottime proprietà antiedematose e può aiutare a mobilizzare i liquidi.
Per le più scettiche riportiamo anche una spiegazione davvero interessante e molto più tecnica di queste proprietà.
Dal momento che la cellulite è legata a problemi circolatori, con essudazione di liquidi negli interstizi, isolamento degli adipociti con interruzione degli scambi metabolici, è opportuno intervenire con un’azione drenante e disintossicante per districare le fibre collagene che soffocano gli adipociti.
E’ a questo proposito che risulta utile l?applicazione cosmetica della caffeina per la sua capacità di stimolare il drenaggio e la rimozione dei liquidi stagnanti (funzione antiedematosa), anche se la principale azione della molecola è quella di stimolare la mobilizzazione degli acidi grassi nel tessuto adiposo.
L’uso topico della caffeina non comporta ad oggi controindicazioni, poiché l?assorbimento transdermico non mostra concentrazioni ematiche tali da indurre effetti sistemici.
L’utilizzo topico della caffeina in ambito cosmetico è indicato per il trattamento della cellulite e delle adiposità localizzate ed è giustificato per gli effetti catabolici sugli adipociti come descritto in precedenza.
La caffeina ha caratteristiche ideali per essere assorbita per applicazione topica.
Caffè e Salute – Il caffè attiva i geni del risveglio?
Anzichè accendere la moka di caffè mentre ci si lava la faccia in bagno, è meglio rimanere in cucina a gustarsi l’aroma che si diffonde nell’aria, perché ci fa svegliare e attiva il nostro cervello più velocemente.
Potrebbe essere la realtà se il cervello dell’uomo avesse comportamenti simili a quello dei topolini.
Spiega Yoshinori Masuo dell’Istituto Nazionale di Scienza e Tecnologia Avanzata di Tsukuba (Giappone), che il profumo del caffè è sufficiente ad attivare un certo numero di geni preposti al risveglio, ottenendo una risposta simile a quella della caffeina presente nel caffé.
Gli esperimenti si sono svolti su 30 topolini: metà sono stati lasciati dormire, agli altri è stato negato il sonno per un’intera notte.
Ad alcuni di questi ultimi poi, è stato fatto odorare l’aroma del caffé. I ricercatori poi, hanno confrontato lo stato di attenzione delle cavie alle quali era stato impedito di dormire e che desideravano tanto farlo, ma che avevano odorato l’aroma del caffè, con quelli che, invece, assonnati anch’essi per non aver dormito, non avevano sentito il profumo.
Lo studio ha permesso di scoprire che nei primi i geni che si risvegliano dopo il sonno avevano un’attività fisiologica molto elevata, simile a quelli dei topolini che avevano dormito del tutto normalmente.
In quelli tenuti svegli, ma senza averli esposti all’aroma del caffè, l’attività dei geni del risveglio era, invece, nulla.
Spiega Masuo: “Al momento nessun esperimento è stato eseguito sull’uomo, ma si apre una strada importante, perché se il cervello umano dovesse reagire come quello dei topolini, è ipotizzabile pensare alla produzione di profumi che tengano viva l’attenzione delle persone che lavorano in luoghi di alta responsabilità”. Come i controllori di volo o gli addetti alle centrali nucleari.