BLUE MOUNTAIN, LUSSO IN TAZZA
Piacere, mito, raro privilegio: il Giamaica Blue Mountain è considerato uno dei migliori caffè al mondo. Offre un’esperienza sensoriale che molti appassionati e curiosi di caffè desiderano fare. Il prezzo per un espresso si può aggirare tra i 4 e i 6 euro. E’ un prodotto da avvicinare lentamente e con attenzione, scoprendone le caratteristiche di aroma e di gusto, meglio se in una sala priva di odori e con un tutor che guidi alla degustazione. La tradizione vuole che sia arrivato in Giamaica nel 1725, inviato dal re Luigi XV di Francia: delle tre piantine ne sopravvisse al viaggio solo una, che fu affidata al governatore sir Nicholas Lawens. Il terreno vulcanico, ricco di nutrienti, e il clima-perlopiù fresco e nebbioso, ma mai freddo- si mostrarono particolarmente favorevoli al suo sviluppo. Nell’area delle Blue Mountain, in una zona tra i 1000 e i 2000 metri delimitata per legge, su una superficie di circa 6000 ettari, oggi si coltiva l’unico caffè che può fregiarsi della denominazione Giamaica Blue Mountain. Il processo di maturazione richiede più di 10 mesi. proprio grazie al lungo processo di maturazione i chicchi di Giamaica Blue Mountain hanno una maggior complessità e concentrazione di sapori. la raccolta avviene tra agosto e settembre, rigorosamente a mano: a intervalli regolari i lavoratori passano tra le piante cogliendo una per una solo le ciliegie giunte alla giusta maturazione. Il caffè verde viene certificato dall’ente di controllo. Il Giamaica Blue Mountain ha un contenuto di caffeina piuttosto basso, l’1,2%: negli arabica varia dallo 0,9 all’1,7%. Veniamo al prodotto in tazza: la crema, spessa, color nocciola, non è molto persistente. Al palato, è gradevolmente acido e dal sentore di cioccolato (da qui la sua fama di caffè “cioccolatoso”). Eccellente l’equilibrio tra i sentori floreali e di miele, di frutta secca e di liquirizia, tabacco, zenzero e tamarindo, insieme a profumi tostati e fruttati. Il gusto è piacevolmente persistente. Un affezionatissimo bevitore di questo caffè a colazione è James Bond. Il suo “creatore”, lo scrittore Ian Fleming, trascorse i suoi ultimi anni in Giamaica. Oltre il 70% della produzione viene spedito in barili di legno. I maggiori consumatori sono i giapponesi: importano l’80% della produzione.
QUAL È L’ORA MIGLIORE PER BERE IL CAFFÈ?
La risposta a una domanda che affligge milioni di caffeinomani nel mondo arriva da Steven Miller, neuroscienziato e ricercatore dell?University of the Health Sciences di Bethesda, Maryland (USA). In un post del suo blog ripreso dal sito di Popular Science, Miller spiega che un?attenta scelta del momento del giorno in cui bere caffè ci tutela dallo sviluppare assuefazione ? e dipendenza ? dalla caffeina (così come evitare di assumere antibiotici per un banale raffreddore ci permetterà di combattere con armi più potenti la prossima seria infezione).
Il nostro ritmo circadiano ? il complesso orologio interno che mantiene l?organismo sincronizzato con i ritmi naturali come il susseguirsi del giorno e della notte ? è regolato da gruppi di neuroni specializzati nella struttura cerebrale dell?ipotalamo. Queste cellule nervose controllano funzioni basilari come l?alternanza di sonno e veglia e il rilascio di cortisolo, un ormone che attiva il nostro sistema di allerta (in altre parole, ci ?tiene svegli?).
Questo meccanismo neurale lavora in stretta comunicazione con le cellule fotosensibili della retina. Tra le 8:00 e le 9:00 del mattino, quando siamo investiti dalla prima luce del giorno, il livello di cortisolo nel sangue raggiunge un picco: è il momento in cui siamo (o almeno dovremmo essere) naturalmente più svegli e assumere caffè a quell?ora rischia di sortire un effetto minore e, anzi, di creare assuefazione.
Meglio farlo nella fascia oraria tra le 9:30 e le 11:30 quando il livello di questo ormone cala fisiologicamente, per prepararsi al picco successivo (che avverrà tra le 12:00 e le 13:00).
Salute: bere 3 tazze di caffè al giorno può ridurre fino al 40% rischio di carcinoma epatocellulare
Secondo uno studio italiano, pubblicato sulla rivista Clinical Gastroenterology and Hepatology, bere 3 tazze di caffè al giorno può ridurre il rischio di carcinoma epatocellulare, che è il più comune tipo di cancro al fegato, fino al 40%, mentre una ricerca separata indica che questo rischio potrebbe essere addirittura dimezzato. Carlo La Vecchia, dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, ha spiegato: “Le nostre ricerche indicano che il caffè è buono per la salute e particolarmente per il fegato”, aggiungendo: “Gli effetti favorevoli del caffè sul cancro al fegato potrebbero essere mediati dal fatto che il caffè esercita un effetto di prevenzione sul diabete, un fattore di rischio conosciuto per la malattia, oppure per i suoi effetti benefici sulla cirrosi e gli enzimi del fegato”.
Gli Antiossidanti del Caffè
Il caffè è una delle fonti alimentari più abbondanti in antiossidanti naturali, una ricchezza che può aiutare a mantenersi in salute.
Gli antiossidanti sono molecole che rallentano o prevengono i danni da radicali liberi. Principali composti ad azione antiossidante sono gli acidi clorogenici che si formano dall’esterificazione di acidi fenolici (acido ferulico e acido caffeico) ed acido chinico.
Nel caffè verde sono molto numerosi e di diversa struttura e i processi di lavorazione normalmente ne riducono considerevolmente la presenza.
Lucaffè applica invece sistemi di lavorazione che riescono a preservare le naturali proprietà del chicco.
L’arbusto del caffè (genere Coffea)
Il caffè è un alberello o un arbusto sempreverde tropicale dalle foglie lucide che appartiene al genere Coffea delle Rubiacae, o Rubiali, una famiglia che è fonte anche di altri potenti agenti farmaceutici, come l’ipecacuana e la chinina.
Molte delle venticinque e passa specie della pianta del caffè crescono allo stato selvatico ai tropici nell’emisfero orientale.
I rami di ciascuna specie presentano piccoli fiori bianchi che profumano come boccioli di gelsomino.
La specie conosciuta e coltivata da più tempo è la Coffea arabica, nativa dell’altopiano etiope. Coltivata oggi soprattutto nell’America del Sud, copre il 75 per cento del consumo mondiale di caffè.
L’altra specie importante sul piano commerciale, la Coffea canephora, della quale le robusta è la varietà principale, forse nativa dell’Uganda e del Congo, è ampiamente coltivata in Africa e nel Magadascar.
Ambedue le specie sono coltivate anche in Asia.
Leggende
Esistono molte leggende sull’origine del caffè.
La più conosciuta dice che un pastore chiamato Kaldi portava a pascolare le capre in Etiopia. Un giorno queste incontrando una pianta di caffè cominciarono a mangiare le bacche e a masticare le foglie. Arrivata la notte le capre anziché dormire si misero a vagabondare con energia e vivacità mai espressa fino ad allora. Vedendo questo il pastore ne individuò la ragione e abbrustolì i semi della pianta mangiati dal suo gregge, poi le macinò e ne fece un’infusione, ottenendo il caffè.
Un’altra leggenda ha come protagonista il profeta Maometto il quale, sentendosi male, ebbe un giorno la visione dell’Arcangelo Gabriele che gli offriva una pozione nera (come la Sacra Pietra della Mecca) creata da Allah, che gli permise di riprendersi e tornare in forze. Esiste anche una leggenda che narra di un incendio in Abissinia di piante selvatiche di caffè che diffuse nell’aria il suo fumo per chilometri e chilometri di distanza.
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