I PRIMI PASSI VERSO UN SUCCESSO GLOBALE
Se le origini appaiono incerte, sicuro è, invece, che per un lungo periodo di tempo il caffè fu utilizzato, macinato e impastato, con burro o grasso, in pani che si consumavano durante i viaggi nel deserto e prima delle battaglie. Furono gli arabi, civiltà nomade e sapiente, a fare del caffè la bevanda che oggi tutti conosciamo, iniziando a tostarlo verso la fine del 1300. prima lo acquistavano in Etiopia, successivamente iniziarono a coltivarlo in Yemen. Se gli arabi sono gli inventori del processo di torrefazione del caffè, è ai turchi ottomani, invece, che si deve la sua diffusione all’interno del loro vasto impero e in Occidente. Gli europei scoprirono il caffè nei loro viaggi fin dal 1500. Gian Francesco Morosini, ambasciatore delle Serenissima presso il Sultano di Costantinopoli, riferiva che i turchi avevano l’abitudine di “bere nelle botteghe come per le strade un’acqua nera, bollente, che si cavava d’una semente chiamata caveh che dicevano avesse la virtù di fare stare l’uomo bene svegliato”. Prospero Alpini, medico veneziano che soggiornò in Egitto, ne scrisse in De Plantis Aegypti narrandone i benefici terapeutici. Grazie alla loro capacità di studiare gli usi degli altri popoli trasformandole in mode, i Veneziani lanciarono il caffè come consumo voluttuario.
Le prime importazioni si fanno risalire al 1615 quando Pietro della Valle promise di portare la nuova mercanzia da Costantinopoli nella Repubblica veneziana. Il caffè veniva imbarcato nel porto di tuato sulla riva yemenita del Mar Morto, e sbarcato a Venezia dove era inizialmente venduto nelle farmacie come medicinale a carissimo prezzo. Sempre i veneziani importarono in Europa la tradizione di consumare la “bollente bevanda nera” in un posto specifico e a Venezia, a metà ‘600, nacque in Piazza San Marco la prima bottega del Caffè.
Altro luogo di profonda diffusione del caffè fu l’Austria. nel 1663 i turchi furono costretti ad abbandonare l’assedio di Vienna; terminato l’incubo ottomano, le vie commerciali e culturali si aprirono e i viennesi svilupparono un amore per la nera bevanda che andò consolidandosi nei secoli. Il caffè viennese resta ancora oggi il metodo di preparazione europeo più simile a quello turco, dal quale si differenzia solo perché viene filtrato. In quel periodo il “vino d’Arabia” sbarcò anche in Francia e nel corso del ‘600 il consumo si estese in Gran Bretagna e Germania. va agli olandesi, invece, il merito di aver diffuso la sua produzione al di fuori dei paesi arabi. nel 1602 fu costituita la Compagnia Olandese delle Indie orientali che sostituì il sistema di trasporto tradizionale realizzato per carovane. Contemporaneamente, per rispondere al crescente consumo e aggirare le pesanti tasse imposte dai porti d’imbarco, furono avviate molte ricerche sulla possibilità di trapiantare il caffè in altre parti del mondo. Gli arabi, gelosi della loro pregiata coltivazione e decisi a mantenere il controllo sulla produzione di caffè, usavano bollire i chicchi prima di esportarli, in modo da impedirne la germinazione al di fuori delle loro terre. Ma nel 1616, il mercante olandese Pietre van Der Broecke riuscì nell’impresa di trafugare alcuni arbusti di caffè che vennero trapiantati e coltivati con successo nelle serre del Giardino Botanico di Amsterdam e, quindi, inviati nelle colonie olandesi delle indie Orientali.